Di fronte all’oblio, si risponde con l’arte. E, a mali estremi, anche con la legge.In Cisgiordania, nel villaggio palestinese di Twani (Masafer Yatta), su una facciata qualunque di un edificio destinato alla demolizione, c’è oggi qualcosa di straordinario: un murale di circa 6×7 metri realizzato da Collettivo FX. Un’opera che grida esistenza, memoria, lotta nonviolenta e, soprattutto, un’opera che ora non appartiene più solo all’artista, in quanto appartiene a chi sceglie di salvarla.
L’edificio su cui è stato dipinto il murale, infatti, da qualche mese a questa parte è sotto ordine di abbattimento da parte dello Stato di Israele. Motivo ufficiale? Mancanza del permesso di costruzione. Peccato che quel permesso venga negato nel 99% dei casi, costringendo gli abitanti a costruire “abusivamente” per poter semplicemente vivere. E così, via libera agli abbattimenti, via libera all’oblio.
Contro questa violenza sistemica, Collettivo FX ha deciso di agire. Non con una petizione online, non con un post indignato sui social, ma con un’azione artistica e giuridica insieme: la cessione collettiva dei diritti patrimoniali e morali dell’opera. Cosa significa? Semplice (o quasi): significa che chiunque (associazioni, enti, musei, cittadini) può diventare co-proprietario del murale attraverso un atto registrato e con una donazione simbolica destinata al movimento nonviolento palestinese Youth of Sumud oppure l’attività di Operazione Colomba nelle zone di Masafer Yatta.
A oggi, in pochi giorni, oltre trenta persone hanno già aderito: si è già creata una prima linea di difesa legale, morale e politica, e il progetto cresce, nonostante i rallentamenti dovuti ai blocchi bancari verso la Palestina, considerata da Israele “Paese pericoloso”. L’arte, anche qui, deve resistere a mille filtri.
Per capire meglio il cuore e la visione di questo progetto, abbiamo fatto qualche domanda direttamente all’autore,Collettivo FX.
Com’è nata l’idea di realizzare un murale proprio lì, su un edificio sotto ordine di demolizione?
In realtà a suo tempo sono andato in Cisgiordania per imparare. Non capivo, volevo vedere con i miei occhi. Poi mi hanno chiesto: “Vuoi dipingere su questo edificio?”. Era un luogo simbolico, usato per ospitare internazionali, cioè persone che fanno da ponte col mondo e offrono una difesa mediatica nonviolenta. E se arriva un procedimento legale, un muro grigio è più debole di uno dipinto. L’arte ha peso.
Perché proprio i diritti d’autore?
Perché danno potere. La legge tutela la parte creativa: chi ha l’idea ha fatto il lavoro più importante e quindi nessuno può toccarla, riprodurla, modificarla. Questo ci ha aperto uno spiraglio: rendere l’opera legalmente intoccabile, o quasi.
Ma non è solo tuo questo diritto, vero?
Esatto. Insieme all’avvocatessa siciliana Elisa Vigneri che si è fatta carico di tutto il lavoro legale abbiamo costruito un contratto che permette la cessione non esclusiva dei diritti d’autore a tante persone. Non una persona che rivendica i diritti morali, ma 40 o 50. E questo cambia tutto: a livello legale è una potenza.
Quindi chi compra, cosa ottiene?
Ottiene una responsabilità, una coscienza. I diritti morali significano che nessuno, nemmeno io, può prendere decisioni sull’opera da solo (se volessi fare qualcosa con quell’immagine, dovrei convocare un’assemblea di co-proprietari). È una forma estrema di democrazia dell’arte.
E dal punto di vista economico?
La cessione prevede una donazione che serve a sostenere direttamente i ragazzi di Youth of Sumud oppure l’attività di Operazione Colomba nelle zone di Masafer Yatta. È un modo concreto per aiutarli. Ma anche lì ci siamo scontrati con la realtà: più del 50% dei bonifici sul conto palestinese di Youth of Sumud non riesce ad arrivare a destinazione per colpa del sistema bancario israeliano che filtra tutto. Abbiamo trovato qualche banca italiana che funziona, ma è un percorso a ostacoli. Ci stiamo lavorando.
Chi dobbiamo ringraziare per questo progetto?
Sicuramente Cosimo Pederzoli, è lui che mi ha portato lì e ha dato il via a tutto. E poi i ragazzi palestinesi: sono stati loro a voler il murale, a voler difendere quell’edificio, e sono sempre loro che ci hanno chiesto di “spargere la voce” su questa possibilità.
Per informazioni su come diventare co-proprietari dell’opera: www.masaferyattafx.com