Viaggio a Stoccolma, tra Kulturvarter Snösätra, Wall Street Nacka e la metropolitana

di Clara Amodeo

Iniziamo col dire che Stoccolma non è la mia città prefe nella vita: nessuna “colpa”, è solo che chi mi conosce bene sa quanto detesti il freddo, preferendo città (e dunque anche culture) molto più calde, mediterranee, per non dire mediorientali. Ma al di là di questa piccola inclinazione personale (aggravata dal fatto che il nostro giro a Stoccolma sia datato a fine novembre scorso), non si può certo dire che la città sia priva di produzioni artistiche urban e street: al contrario, Stoccolma è stata, soprattutto a fine anni Ottanta e negli anni Novanta, un centro fondamentale per il Writing vecchia scuola, creando un vero e proprio stile personale che non solo ha boostato l’ingresso e la divulgazione della pratica americana in tutto il Vecchio Continente, ma che ha anche creato una vera e propria scuola locale, ispirata ai grandi nomi d’oltreoceano ma molto più scomposta e variopinta.

Rågsved

Una scena inarrestabile, che però si è ben presto scontrata con il concetto di città pulita, ordinata e “di grado” tipico del Nord Europa, al punto che a partire dalla metà anni Novanta le autorità hanno posto un freno deciso a qualsiasi tipo di intervento, spontaneo e non, agendo anche con la repressione. Su tutti questi interventi spicca il progetto, datato 1994, di Lugna Gatan (letteralmente “strade tranquille”), presso cui hanno prestato servizio dipendenti pubblici e realtà immobiliari per porre fine all’autorizzazione anche dei muri legali. Nel 2007, poi, la politica di tolleranza zero è stata approvata anche in municipio, il quale ha dato il via a una politica “delle 24 ore” per la rimozione dei graffiti, ha nel tempo condannato a multe e reclusione chiunque venisse sorpreso a fare graffiti e si è rifiutato di dare qualsiasi tipo di risalto a eventi culturali che potessero essere in qualche modo ricondotti a questo tipo di produzione artistica (molto scalpore, nel 2011, fece la notizia che il comune di Stoccolma vietò la pubblicizzazione del festival di Arte Urbana, organizzato dalla compagnia teatrale nazionale itinerante Riksteatern, di “The Art of the Streets”).

OsGemeos

Non certo quisquilie, ma temi che gravano sull’intero assetto della città e che sono stati ben visibili anche ai nostri occhi durante il nostro soggiorno a Stoccolma. Al punto che per vedere un numero cospicuo di opere (non per forza di grande valore) siamo dovuti andare non solo in periferia (come nel caso dell’opera degli OsGemeos, a Fiskargatan) ma addirittura in altri comuni. É quest’ultimo il caso di Nacka, comune situato nella contea di Stoccolma che abbiamo affettuosamente ribattezzato “la Cinisello Balsamo di Svezia”: sì perché con i suoi 90mila abitanti e con più centri sportivi che case, Nacka avrebbe ben poco se non fosse per il progetto Wall Street Nacka che ha preso vita nel 2019 e che lasciato in città 20 nuove opere d’arte, tra cui 17 murales e tre sculture interattive (la metà degli artisti partecipanti proveniva dalla Svezia, l’altra metà da altri 10 paesi in tutto il mondo).

Wall Street Nacka 2019

E che dire di Snösätra? In questo caso si tratta di un luogo, seppur cittadino, tuttavia veramente fuori da qualsiasi giro turistico, circondato dalla verdeggiante riserva naturale di Rågsved (che dà anche il nome alla fermata della metropolitana a cui sono scesa, e presso la quale sono rimasta colpitissima per la presenza di un pezzo affatto segnalato super anni Novanta) e che puoi raggiungere solo se conosci un po’ i giri di alcuni festival di Arte Urbana molto famosi (come Spring Beast, che anche quest’anno si è tenuto proprio a Snösätra). Il Kulturvarter Snösätra ha una lunga storia che, a detta degli organizzatori stessi, esula dall’assetto attuale della città: “Può davvero esistere questo posto in una Svezia troppo ordinata? Ebbene, esiste ed è legale grazie a un’organizzazione no-profit, a organizzazioni artistiche, musicali, di danza e culturali e alle aziende che permettono di dipingere i loro muri. La trasformazione di Snösätra gränd da luogo buio e poco sicuro anche di giorno (un’ex carrozzeria e rimessa di auto, ndr), in un regno di libertà artistica è avvenuta su richiesta di Carina (R.I.P.) e del marito Percy che ha contattato diversi artisti per creare i primi murales. Vogliamo ringraziare tutte le persone che fin dall’inizio, nel 2012, hanno reso possibile la realizzazione di questo sogno per tutti noi”. Oggi Snösätra è una vera e propria Walk of Fame, un concentrato di graffiti presso cui chiunque, previa autorizzazione degli organizzatori, va a dipingere: io l’ho vista in un’ambientazione quasi lunare, con un solo ragazzo intento a produrre e intere lande di prato e pareti in lamiera completamente silenti e innevati.

Kulturvarter Snösätra

E così, assieme alle poche (ma monumentali) opere di Urban Art legale disseminate in città (Yash a Luthens Gränd o Studio Giftig ad Arenavägen), quel che rimane da vedere è proprio la metropolitana, quella stessa che 30 anni fa venne presa di mira dai writer e che successivamente venne messa sotto teca dalle istituzioni cittadine. Ed è qui che arriva un plot twist, una cosa affascinante e agghiacciante allo stesso tempo: nella sua Tunnelbana, infatti, il comune non ha optato per la pulizia sbiancante dei muri ma per una più ruffiana decorazione parietale. Questa operazione, a onor del vero iniziata già negli anni Cinquanta (e dunque diverso tempo prima che arrivassero i graffiti a “imbrattare”), nel tempo a venire non ha solo fatto da deterrente a eventuali operazioni spontanee ma ha anche ribaltato i poli della questione, mettendo il Municipio in luce per la sua lungimiranza e per la sua capacità di dare spazio ad artisti e illustratori, consegnando loro intere banchine e interi mezzanini della metropolitana per dare libero sfogo alla propria creatività e aumentando, così, il patrimonio di “arte pubblica” della città. Una bella operazione di marketing, a mio modesto avviso, che ha avuto grandissimo grip sui media di settore di tutto il mondo, impegnati ad appellare la metropolitana cittadina come “una galleria d’arte”, “splendida” e addirittura “la più bella del mondo”. Sarà vero? Ai posteri l’ardua sentenza.

Tunnelbana

Leggi anche:

Lascia un commento