Norvegia. Cosa vi viene in mente quando qualcuno pronuncia il nome di questo Stato? Io, che non l’ho mai visitato, penso a tante cose, nessuna (o quasi) vicina ai miei canoni di “Paese ideale”: il freddo, prima di tutto, anche se ho scoperto che il clima norvegese è relativamente mite, l’acqua (fredda) di ghiacciai, cascate e fiumi, la montagna, ossia un posto freddo, e una capitale di cui non ricordo mai il nome (ma che sarà di certo fredda, anche lei). Ebbene, se mai e poi mai vi verrebbe in mente che la Norvegia possa anche solo lontanamente spaccare per la Street Art che segna i muri delle sue città, beh vi sbagliate di grosso. Proprio come ho fatto io fino a non molto tempo fa.
Almeno fino a quando non ho scoperto, grazie al prezioso aiuto dei tanti amici che vi partecipano, che, soprattutto in questo periodo, anche in quelle terre che ho sempre pensato essere fredde e inospitali non mancano i festival e le kermesse a base di artisti provenienti da tutto il Continente. Alcuni più noti, altri più underground, questi eventi hanno tutti comunque raggiunto un unico obiettivo: portare (e, soprattutto qui, fare attecchire) una disciplina lontana e non certo tipica della zona.
Ma andiamo con ordine. Quello che, in ordine cronologico, si è tenuto per primo è stato UpNorth Festival, presente sulla scena dal 2015: si tratta di una kermesse concentrata principalmente sull’arte urbana, il cui obiettivo è quello di presentare arte pubblica di alta qualità in ambienti in cui, normalmente, non ci si aspetterebbe di trovare tale genere di espressione artistica. Il format è quello di un festival itinerante nella sua zona d’origine, il nord della Norvegia: non è un caso che il primo anno l’UpNorth si sia tenuto nel remoto villaggio di Sulitjelma, il secondo a Bodø (sede del festival) e il terzo, ossia l’edizione 2018, a Rognan.
E proprio qui, tra gli artistiche vi hanno preso parte, ha lavorato nel mese di agosto anche l’italiano Fabio Petani: l’edificio su cui l’artista è andato a intervenire è una vecchia fabbrica di barche, e oggi una delle più importanti sale da concerto della Norvegia, chiamata Slipen Scene. L’opera, dall’inconfondibile tratto, è dipinta principalmente in bianco e nero, mentre alcune tonalità di azzurro e turchese sulle foglie della pianta danno vita all’immenso dipinto. E, a proposito di piante, quella nel cerchio si chiama Sorbus Aucuparia (di cui Rognan è il nome in norvegese), mentre il Pinene è un composto chimico, a base di piante di pino, usato per mescolare i colori e le resine per le barche.
Ma non finisce qui. Inizia oggi e dura fino al 9 settembre Nuart Festival, festival internazionale di arte urbana e di arte di strada contemporanea, che dal 2001 (sì, dal 2001!) si tiene ogni anno a Stavanger. Dalla prima settimana di settembre “artisti nazionali e internazionali che operano al di fuori dell’establishment artistico tradizionale”, raccontano gli organizzatori, sono invitati a lasciare “il segno sulle mura della città, sia all’interno che all’esterno”.
E ancora: “L’evento mira a stimolare il dibattito mettendo in discussione concetti radicati di cosa sia l’arte e, cosa più importante, di cosa possa essere”. Non è un caso che “Nuart si propone di esplorare e presentare nuovi movimenti e opere con artisti che lavorano in tutto lo spettro della ‘Street Art’, dal momento che quest’ultima attinge tanto dal situazionismo quanto dai graffiti e post-graffiti, tanto dal muralismo quanto alla cultura del fumetto, dalla stencil art e dall’attivismo in generale”.
Grazie a una serie di mostre in tutta la città, eventi, performance, interventi, dibattiti e workshop sulle attuali tendenze e movimenti nella pratica dell’arte di strada da parte di alcuni dei principali professionisti e nomi emergenti a livello mondiale, Nuart attrae ogni anno il grande pubblico, i collezionisti, le case d’asta e i curatori di tutto il mondo. Anche se, come piace dire agli organizzatori, “Nuart continua ad essere pioniere di una nuova generazione di mostre d’arte che non è né istituzionalizzata né commerciale. Senza i soliti vincoli delle preferenze curatoriali e aziendali, l’evento fa emergere costantemente il meglio dei suoi ospiti invitati”. Forse perché “Nuart è un’organizzazione no profit gestita da un piccolo gruppo di volontari idealisti, vandali e professionisti delle arti annoiate”.
Sia come sia, una cosa è certa: quella di quest’anno si preannuncia essere un’edizione dinamica e innovativa, con murales site-specific, interventi urbani e mostre temporanee che saranno integrati da Nuart Plus, programma satellite di presentazioni di artisti, conferenze e dibattiti, anteprime cinematografiche esclusive, workshop, visite guidate e lancio del Nuart Journal. A corollario, il Tou Scene Centre for Contemporary Arts, ex fabbrica di birra del XIX secolo e luogo multidisciplinare, ospiterà l’apertura al pubblico del festival, oltre che la mostra principale “Space is the Place”.