Cvtà Street Fest ha chiuso la sua IX edizione e ha presentato le nuove opere prodotte durante i giorni del festival.
Quest’anno Cvtà Street Fest ha invitato artisti da Gran Bretagna, Norvegia, Spagna, e Grecia: il duo inglese Snik, tra i nomi in costante ascesa nel panorama dell’arte urbana contemporanea, noto per l’utilizzo della tecnica degli stencil multilivello, rigorosamente tagliati a mano; Strøk, nome d’arte di Anders Gjennestad, artista norvegese che si distingue per le sue creazioni surreali e poetiche, figure tridimensionali che sembrano sfidare le leggi di gravità; il catalano Octavi Serra, che tra design e fotografia costruisce vere e proprie installazioni concettuali che criticano la società contemporanea sollecitando il cambiamento; e Taxis, al secolo Dimitris Trimintzios, nato in Polonia ma residente in Grecia, artista eclettico, sempre in bilico tra realismo ed astrazione, capace di catturare emozioni e stati d’animo. A loro si è aggiuta anche Alice Paquini, ideatrice e direttrice artistica del festival.
Cvtà Street Fest, con la direzione artistica di Alice Pasquini, è organizzato dall’Associazione Culturale CivitArt in collaborazione con la ProLoco “Vincenzo Cuoco” di Civitacampomarano e il comune di Civitacampomarano. Ecco, dunque, le opere lasciate sul territorio nel corso di questa nona edizione.

L’opera di Snik è un esempio emblematico della poetica del duo inglese, rinomato a livello mondiale per i suoi ritratti eterei e le scene sospese tra sogno e realtà. Il loro lavoro esplora temi come la bellezza nella decadenza, la fugacità del mondo naturale e l’inevitabilità del cambiamento. Riflettendo sulla natura transitoria dell’arte di strada, questo ritratto di donna con una corona di fiori e foglie, realizzato con stencil dettagliatissimi e un colore dorato molto espressivo, cattura l’idea dell’impermanenza e della fragile bellezza della vita. La vegetazione che copre il volto della donna, così come le piante vere che, con il tempo, cresceranno attorno al suo volto “invadendo” l’opera, simboleggiano il passaggio del tempo e la resilienza della natura nel riprendersi i suoi spazi.

L’opera di Taxis conclude un trittico che racconta la stupidità degli esseri umani, incapaci di convivere pacificamente e in continuo conflitto da secoli. Il primo murale di questa serie è stato dipinto dall’artista greco a Bari, dove sono raffigurate tre ragazze davanti a un’auto in fiamme. Il fumo dell’incendio si sposta fino a Gallipoli, dove Taxis ha realizzato la seconda opera del trittico, una denuncia dell’istinto territoriale dell’essere umano, un istinto che è alla base delle guerre antiche e recenti. Sullo sfondo di questa seconda opera si vedono persone su delle montagne. Ciò che fa da sfondo al murale di Gallipoli diventa la scena principale qui a Civitacampomarano. La ragazza del murale che Taxis ha dipinto nel nostro paese è una di quelle piccole figure sulle montagne. Questa ragazza guarda avanti a sé e si interroga sul perché gli esseri umani siano sempre in guerra tra loro, perché non si raggiunga mai la pace.

L’opera di Strøk si intitola “A Tale of Two” (“Una storia di due”) e fa parte di una serie che esplora i temi dell’affetto, dei confini e della fiducia, e, in generale, della lotta per l’accettazione. L’artista ha poi dipinto un secondo intervento, più piccolo, su una porta del paese, che fa sempre parte di questa serie.


L’opera di Octavi Serra rappresenta la difficoltà, tipica del tempo presente, che le persone hanno a scegliere con sicurezza il proprio percorso. Al giorno d’oggi, siamo bombardati da immagini sui social media e ovunque, che mostrano idee politiche opposte, tantissimi posti diversi dove poter andare in vacanza e una moltitudine di idee, discorsi, possibilità e stili di vita. Queste informazioni, spesso fuorvianti, fanno sì che la società si senta sopraffatta e smarrita. L’eccesso di informazioni e possibilità, unito all’impossibilità di applicarle tutte nella propria vita, che è una sola, porta a sentimenti come ansia e depressione.Quando mi sono trovato in questa strada, ho deciso di utilizzare l’estetica dei segnali stradali. Una grande freccia rappresenta la decisione presa, ma è composta da molte piccole frecce, che simboleggiano tutte le insicurezze e le paure che hanno alimentato quella decisione finale.
L’artista catalano ha creato due installazioni concettuali che invitano a riflettere sulla condizione di spopolamento del nostro borgo. La prima installazione consiste in una lampada intagliata sulle persiane rovinate dal tempo di una casa abbandonata, con la quale l’artista ha simbolicamente acceso una luce sulla situazione di abbandono del nostro borgo. La seconda installazione è un trompe-l’oeil di una porta, attraverso la quale l’artista, con un tocco di ironia, ci mostra un paese che sta lentamente scomparendo.

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