“La danza di San Michele”, realizzata lungo via Manzoni, nel cuore del centro storico della città di Paderno d’Adda, è la nuova opera d’arte urbana diffusa realizzata da Lucio Bolognesi, in arte Basik. L’intervento, ispirato e dedicato proprio a Paderno d’Adda, al suo patrimonio storico, artistico, architettonico e paesaggistico, d’ora in avanti accompagnerà il visitatore, abitante o turista, in un viaggio immersivo frutto di una visione nuova del territorio, di una lettura e una riproposizione delle preesistenze in chiave contemporanea.
Il progetto di arte pubblica, nato su iniziativa e per volontà del Comune, inserito nel piano di rigenerazione urbana del centro storico, è stato curato da Annalisa Ferraro, finanziato con il contributo del Consorzio B.I.M. del Lago di Como del Brembo e Serio, e realizzato in collaborazione della startup MyMusa e di Garden65 s.r.l..
L’opera realizzata da Basik, che per dieci giorni ha lavorato nel centro storico del paese, sotto lo sguardo attento e curioso della comunità, si snoda lungo l’arteria principale di Paderno d’Adda e, attraversando i luoghi legati alla quotidianità dei cittadini, esorta ad avvicinarsi al maestoso Ponte di San Michele e al fiume su cui questo si erge, a quella natura vigorosa che li circonda e con cui l’uomo ha imparato a confrontarsi, simboli del territorio e fonte continua di ispirazione.
L’artista ha progettato per la città tre interventi, parti indivisibili di un’opera diffusa, legate quindi da una stessa visione e da intendersi come elementi di un unico racconto, che lungo l’arteria principale di Paderno d’Adda si sviluppa, si svela e, nel tempo, si arricchisce attraverso la partecipazione, le esperienze e il vissuto dei cittadini.
L’OPERA
Il primo intervento, VIA., riparte dalla storia dei navigli leonardeschi: all’apertura delle chiuse, l’acqua sgorgava potente, superando ogni ostacolo, valicando ogni confine immaginario tracciato dall’uomo, alimentando scambi, relazioni, processi di sviluppo. Così oggi La danza di San Michele invita a spalancare i portoni dell’antica via Manzoni, a lasciar entrare l’aria nuova che porta con sé. Da un lato il racconto di ciò che è stato, dall’altro l’inizio di un nuovo racconto in cui scrivere la storia che verrà.
Nel secondo, TANGERE verso uno, l’artista ragiona sul ruolo del ponte che, poggiando su pochi ma solidi punti, ha unito luoghi distanti tra loro, diventando così possibilità, opportunità, comunicazione. Le mani dipinte da Basik raccontano la lotta tra San Michele, cui è intitolato il ponte, e il drago, che sintetizza in sé tutti gli impedimenti naturali. I tatuaggi infatti, come le decorazioni di un’anfora greco-romana, si fanno narrazione parlante, mostrando da un lato la spada del santo e dall’altro la forra dell’Adda e le sue rapide. La lotta è interrotta però da una linea d’oro, il ponte, che attraversandola porta alla risoluzione del conflitto e a uno stato di equilibrio tra gli elementi.
Il modellino della storica Centrale elettrica Bertini si fa protagonista dell’ultimo intervento LUCE. ACQUA., consegnata sul palmo di una mano, quasi come se si trattasse di un luogo di culto, illuminata d’oro come nei più bei dipinti medievali. Il fiume, deviato a Paderno d’Adda verso la centrale elettrica, con la sua forza, diventa energia e poi movimento, e si fa così ancora una volta simbolo del superamento delle difficoltà e narrazione di eventi epocali che hanno visto Paderno d’Adda protagonista di una nuova rivoluzione industriale.
La danza di San Michele si svela di giorno e brilla di notte: nella sua versione diurna, passeggiando per via Manzoni, l’opera si mostra in tutti i suoi dettagli, nei colori e nelle sfumature riprese dal paesaggio, e si assiste ad un racconto che dall’antichità arriva fino ai nostri giorni. La storia del territorio e dei suoi abitanti si fa guida per la scrittura di un tempo nuovo, spunto e ispirazione per le comunità che lo abitano. Nella visione notturna, invece, a illuminare La danza di San Michele è un filo d’oro che, come una costellazione nel buio, indica il percorso e, passo dopo passo, conduce alla scoperta dell’opera diffusa.
«Un’operazione che conteneva un rischio» ha dichiarato il Sindaco Gianpaolo Torchio, durante l’inaugurazione, «il centro del paese è parte dell’identità di chi ci vive, di chi ci è nato, cresciuto e magari invecchiato. L’eventualità che La danza di San Michele potesse essere vissuta come un corpo estraneo c’era. L’attenzione che artista e curatrice hanno rivolto al patrimonio culturale, al contesto paesaggistico e urbano, insieme alla disponibilità, al dialogo e alla costruzione di relazioni con i residenti hanno però avuto come esito un’opera che oggi è già diventata un nuovo punto di unione e di riconoscimento reciproco; un’opera che ci restituisce la coscienza di essere discendenti e soprattutto custodi di una storia e di un importante patrimonio ambientale e culturale».
La danza di San Michele è una sfida all’accoglienza, all’osservazione e alla comprensione: l’opera ricambierà il tempo e la fiducia che i cittadini le hanno donato, attendendo il suo disvelamento e completamento, donando al territorio e alla collettività un patrimonio nuovo, che aiuti a non dimenticare ciò che è stato, ma anche a guardare al futuro come uno spazio in cui, pur celebrando il passato, si costruisca insieme qualcosa di nuovo.