I bei progetti, ahimè, sono quelli che hanno sempre meno eco mediatica. Soprattutto in una città come Milano, dominata, in maniera quasi irreversibile, da logiche di marketing più che di partecipazione attiva della cittadinanza, di gentrificazione più che di ascolto delle persone e attinenza con le comunità. Eppure, una speranza c’è e, come sempre, non viene dal centro città: negli ultimi due anni, infatti, il quartiere di San Siro (e per la precisione il quadrilatero di case Aler intorno a piazza Selinunte) si è dotato, grazie al lavoro di alcune realtà molto attive in quartiere, di una serie di progetti per la cittadinanza che hanno avuto come output anche la realizzazione di due opere di Urban Art.
La prima è stata forse anche la più nota: nell’estate 2020, proprio in piazzale Selinunte, Vesod ha creato l’opera “Il Mondo di Sopra”, nell’ambito del progetto di coesione sociale “Arte a San Siro”, promosso dalla Società Cooperativa Impresa Sociale Bookcatering, in partenariato con Il Telaio delle Arti APS e col sostegno di Alfabeti ODV, nell’ambito dell’Avviso Pubblico “Contributi Coesione Sociale 2019” del Comune di Milano e con l’appoggio di Aler. In quella prima occasione l’artista torinese, con carta e penna alla mano, girò in quartiere per qualche giorno e alla fine scelse come soggetti da rappresentare alcuni bambini che si dondolavano sulle altalene di un parco; nell’opera su muro, tuttavia, Vesod realizzò un ribaltamento prospettico dei protagonisti rispetto alle architetture delle città: queste ultime, infatti, viste dall’alto, oggi forniscono solo lo sfondo per rimettere, invece, le persone (bambini e bambine) in primo piano.
La seconda opera del contenitore “Arte a San Siro” è stata realizzata nell’estate 2022: questa volta a essere coinvolto è stato VIM che, nell’ambito del progetto “Con il Naso all’Insù”, finanziato da Fondazione Cariplo attraverso il bando SottoCasa, ha voluto continuare le good vibes del primo progetto che, anche per questo motivo, è stato promosso ancora una volta dall’associazione Telaio delle Arti APS, con la collaborazione dei volontari dell’associazione Alfabeti ODV. In questo secondo caso l’artista è stato chiamato a confrontarsi, assieme agli abitanti del quartiere, su un tema più “macro” del primo, ossia quello ambientale e in particolare sul problema del cambiamento climatico.
Perché parliamo adesso di queste due operazioni, così apparentemente isolate e distanti nel tempo? Non solo perché (quasi) nessuno ne ha parlato prima in maniera organica, ma soprattutto perché in nessuna occasione è stato messo in luce lo sforzo delle realtà del territorio (tutte impegnate nella promozione di attività di vario genere indirizzate a categorie fragili come bambini, donne, stranieri e disabili), in grado di lavorare prima di tutto con le persone, e solo successivamente con l’arte. In entrambi i progetti la realizzazione dei murales è stata preceduta da laboratori artistici a cura degli operatori del Telaio delle Arti, che hanno lavorato con i bambini della scuola primaria Luigi Cadorna, mettendo il focus sui temi della sensibilità ambientale e dell’intercultura.
“Un’opera non spunta di punto in bianco su un muro – mi racconta Adriana Renna, volontaria dell’associazione Alfabeti ODV – ma c’è tutto un lavoro prima e durante la realizzazione della stessa che deve necessariamente coinvolgere gli abitanti del quartiere”, che sono anche gli stessi che, più o meno per sempre, fruiranno delle stesse opere. Un discorso poco usuale nella grande Milano cannibalizzata da brand e privati che invece, qui a San Siro, ha trovato un sostrato di associazionismo e volontariato che ha più a cuore il territorio rispetto alla propria visibilità: “Non siamo una task force di realtà profit quanto una rete di associazioni (rete San Siro, ndr), non abbiamo agenzie che ci seguono né siamo organizzati secondo organigrammi verticali: semplicemente, ci attiviamo per il territorio, cerchiamo di vincere dei bandi per avere qualche fondo, decidiamo in maniera aperta e democratica, nel corso di lunghe riunioni, quali interventi si possono fare, ma se alla fine non siamo noi a lavorare, ma altre associazioni che si prendono cura del quartiere delle sue persone, siamo felici lo stesso”.
Un’aria nuova e allettante che, nonostante le difficoltà economiche, ha anche artisticamente parlando un obiettivo ben chiaro: “La volontà comune appoggiata dalle associazioni è quella di continuare con queste attività e di creare altre opere in quartiere: vogliamo che quest’ultimo si riempia di temi che siano propositivi e stimolanti, soprattutto per le nuove generazioni, e non moniti o messaggi paternalisti, in un quartiere che ha già tante difficoltà. Inoltre, vogliamo che la percezione del quartiere si modifichi nelle persone che lo vivono, vorremmo che tutti se ne prendessero cura e che anche il resto della città si accorgesse di noi”.