Napal mi aveva avvisata e ora che è uscito (e che ho avuto modo di leggerlo) ne ho avuto la conferma: “RYO 1981 – FOREVER” è il racconto per immagini, intime e dense di affetto, che diverse persone hanno voluto tributare a un writer, un pioniere, un filantropo, un visionario, un collezionista, un editore, un artista, un uomo. O, in un’unica persona, Domenico De Girolamo, in arte Ryo, tra le altre cose fondatore ed editore della casa editrice Whole Train Press. Non ho mai avuto modo di conoscere Domenico di persona, anche se la sua presenza ha sempre aleggiato in casa Amodeo grazie alla discreta quantità di libri e riviste firmati WTP. Eppure, grazie alla sua ultima uscita (“RYO 1981 – FOREVER”, appunto) è come se, in qualche modo, anche io avessi potuto approfondire la sua conoscenza, in alcuni casi confermando quelle che fino a questo momento erano solo delle sensazioni. Eppure, senza nulla togliere ad amici e collaboratori che hanno raccontato scaglie di vita vissuta assieme a Domenico, è stata Teresa Santoro che ho voluto intervistare: alla fine dell’intervista si è firmata “Editor Whole Train Press”, ma per me (e non solo) lei è molto di più. Ecco che cosa ne è uscito.
Da dove nasce la passione di Domenico per la documentazione e l’archivio?
Vorrei prima di cominciare a rispondere, fare una piccola premessa, che credo sia dovuta. Proverò a dare risposte che rispecchiano il più possibile il pensiero e l’anima di Domenico.
La passione di Domenico per la documentazione nasce fin dall’inizio, dall’adolescenza…. Oserei dire ancor prima di avere un suo nome, una sua crew. Credo che sia stata proprio la documentazione che cominciava a raccogliere meticolosamente da ragazzo, la spinta ad avvicinarsi e a sperimentare le prime tracce su fogli di carta.
Domenico era appassionato di arte, di cultura e amava leggere TUTTO, dai quotidiani locali, ai libri di scienza e di storia, riviste di cultura generale, fumetti, manga e i suoi amatissimi magazines di graffiti…. Amava leggere per “sapere”, per avere conoscenza, per documentarsi appunto….
Le prime riviste di graffiti le ha trovate in ferramenta, le regalavano lì perché contenevano le pubblicità degli spray che, appunto, si vendevano nelle ferramenta. Ricordo che in un talk a cui partecipò durante la pandemia, sottolineò che nei primi anni ‘90 internet non lo si utilizzava, quindi l’unico modo per vedere “pezzi nuovi”, stili nuovi e writers emergenti era comprare le riviste. E lui amava comprarle, era il miglior investimento.
L’archivio, in pratica, è venuto da sé…. Anni e anni di raccolte di magazines e libri hanno messo su una biblioteca immensa: migliaia di riviste e centinaia di libri esclusivamente sul writing. Inizialmente erano un po’ sparpagliati in ogni luogo in cui Domenico poteva passare un po’ del suo tempo. Oggi sono riuscita a metterli tutti insieme e a seguire quello che sarebbe stato il suo sogno. Un vero e proprio archivio: tutti i libri ordinati in ordine alfabetico e le riviste sistemate in ordine cronologico di pubblicazione e divise per Paese di appartenenza. Un lavoro pazzo e disperatissimo onestamente, ma con un grandissimo fascino.
L’archivio era e resta sacro, sia per la quantità raccolta, sia per il valore che ha. Solo attraverso la raccolta, e quindi l’archiviazione di tutto il materiale prodotto nel tempo, resterà traccia della storia di ogni writer, di ogni crew, del movimento stesso.
Da dive nasce, invece, il suo amore per l’arte e le espressioni creative umane, soprattutto della cultura Hip Hop con particolare interesse per il Writing?
Da dove nasce esattamente l’amore per l’arte non lo so. Amava il disegno, i colori, il bello: il bello artistico e il bello delle persone. Voleva fare il liceo artistico, ha frequentato un corso di calligrafia, lo appassionava tutto ciò che aveva a che fare con carta, inchiostri, materiali da disegno.
Il suo amore per il writing credo che nasca dalla considerazione che attraverso un graffito, l’animo “ribelle” di chi lo sta realizzando diventa BELLO! Credo avesse intuito, che il writing é il modo migliore per far esprimere il bello che la persona ha dentro avendo come risultato un’opera d’arte. E lo dico al presente perché questo concetto resta alla base della Whole Train Press. Ecco perché Domenico amava e rispettava al massimo ogni espressione creativa umana.
Queste sue inclinazioni hanno evidentemente creato il terreno fertile per dare vita a Whole Train Press, un progetto unico nel suo genere e di altissimo valore culturale. Domenico era consapevole che la sua casa editrice è stata e sempre sarà un benchmark di qualità per chiunque voglia conoscere in maniera approfondita (quasi nerd) la materia?
Whole Train Press nasce inizialmente come “capriccio”, come sfida…. Aveva cominciato a pensare che tanti writers che apprezzava dovevano avere un libro che li raccontasse… ma la casa editrice nasce innanzitutto come sfida con sé stesso: la voglia e la testardaggine di creare qualcosa di proprio, che abbracciasse pienamente i suoi ideali e i suoi amori più grandi, il writing e i treni.
Nel 2009, quando WTP nasce, non c’è la consapevolezza di quello che poi, in una decina di anni, sarebbe diventata…. Si progettavano libri con artisti italiani, amici e la produzione doveva soddisfare appunto un pubblico amico, vicino… di nicchia. Poi dopo qualche anno le cose sono cambiate, la realtà è diventata sempre più conosciuta in Italia, ma soprattutto all’estero. Negli ultimi anni, invece, credo avesse ben capito che le pubblicazioni erano ormai un vero e proprio punto di riferimento per gli appassionati del settore, ma non solo!
Io, che ho ereditato WTP, pur avendo sempre lavorato gomito a gomito con lui, mi sono resa conto della grandezza del lavoro fatto il giorno dopo la sua morte. Sono stata contattata da ogni parte del mondo: America, Australia, Cina, Romania, Spagna, Inghilterra, Francia, Germania, e molti altri Paesi. Molti conoscevano Domenico, personalmente, quindi manifestavano il dolore per la perdita umana, ma tutti mi hanno sottolineato, in svariati modi, la tristezza per la perdita dell’editore, del collezionista, di chi aveva speso, senza riserve, la sua vita per questa cultura.
Stessa cosa si può dire di Kings of Green e di tutto quello che, in maniera geniale, ha fatto con la società Lotras: come gli è venuto in mente di realizzare un progetto così visionario e pionieristico? Ha avuto dei punti di riferimento da cui ha preso spunto?
Io penso che tutti i progetti di Domenico nascessero nella sua mente per sfidarsi, per mostrare agli altri che la sua idea aveva dietro non un semplice capriccio, ma qualcosa di molto più grande…ed effettivamente è sempre stato così. Il primo “Kings of Green” sembrava una cosa assurda, da pensare, figuriamoci da realizzare. Tanti vagoni merci della Lotras, l’azienda di famiglia, che dovevano diventare lo sfondo per delle opere d’arte…. Queste cisterne tristi, grigie, dovevano essere preparate con un fondo verde e poi dovevano essere dipinte da artisti…. Un’idea bizzarra, per certi versi folle, e molto molto complicata all’interno di un terminal ferroviario che con i vagoni ci lavorava ogni giorno trasportando liquidi alimentari.
Perché perdere tempo e denaro a dipingere dei treni merci?
Si, Domenico amava il ferro, era cresciuto nelle stazioni ferroviarie, aveva e lavorava ogni giorno in un terminal ferroviario, amava i treni, amava dipingerli e vederli viaggiare dipinti, ma perché trasformare quelle cisterne?
Il senso c’era, era chiaro nella sua mente e già realizzato nei suoi occhi. I vagoni merci avrebbero viaggiato parecchio, non solo in Italia, avrebbero sostato in diverse stazioni per il normale svolgimento del lavoro…sarebbero stati visti da tantissima gente, quindi il messaggio lasciato dall’artista avrebbe viaggiato lungo i binari di stazione in stazione, regalando un vero e proprio museo a cielo aperto.
Nei testi memoriali scritti dai tanti amici artisti, Domenico viene descritto in vari modi: mecenate, purista, appassionato, puntuale, entusiasta, spiritoso. Come lo descriveresti tu?
All’inizio, quando ho ricevuto le tue domande, mi sono detta cosa risponderò a questa domanda? Quale sfaccettatura sarà più interessante?…. Domenico in quanto marito, in quanto padre, figlio, writer, imprenditore, editore, collezionista…. Troppe cose! Difficili da scindere, eppure erano racchiuse tutte in un unico uomo. Nel libro c’è un testo anche mio, ed oggi a distanza di un pò di tempo, tornerei a riscrivere le stesse parole perché i feedback ricevuti post la presentazione della pubblicazione “RYO 1981 – FOREVER”, mi hanno confermato che il mio sentire è arrivato a tutti in modo autentico.
Era un ragazzo molto generoso, dall’animo sensibile, innamorato follemente del writing, appassionato di cultura… non era perfetto, come non lo è nessuno di noi, aveva molte crepe nel suo animo, che riusciva a colmare con gli spray, disegnando!
Concludo con un pezzo del mio scritto che penso sintetizzi bene il suo operato, e quindi l’eredità da lui lasciata:
“Penso che tutti gli abbiano riconosciuto il merito di aver dato tanto a questa cultura, di aver seminato anche dove la terra era palesemente “sterile”, di aver supportato il writing in Italia e nel mondo, contro ogni logica commerciale, con il solo obiettivo di dare “luce” alla storia di tanti writer incontrati lungo il cammino e nei tunnel della sua vita.”