Ben Affleck, Cameron Diaz, Gwynet Paltrow, Dwayne Johnson, Jude Law: sono solo alcune delle più celebri persone che, nate nel 1972, quest’anno spegneranno (o hanno già spento) la loro 50esima candelina. Eppure, non c’è Hollywood che tenga: per me l’unica vera star che nel 2022 compie 50 anni è Marco Mantovani, all’anagrafe dell’Hip Hop KayOne. Un mito, ma soprattutto un amico di cuore, che tanto mi ha dato in questi anni passati assieme e che oggi, alla faccia di tutto e di tutti, sigla il mezzo secolo di vita, periodo durante il quale ha avuto modo di conoscere, approcciare, approfondire e infine definire il suo personalissimo stile.
50 anni vissuti sempre in cresta, dei Graffiti quanto dell’arte, 50 anni di cazzate e di riflessioni che vengono oggi racchiusi nella mostra Fifty, dal 29 marzo al 9 aprile prossimi negli eleganti spazi di Miart Gallery in via Brera 3 a Milano. Un titolo quanto mai eloquente per un’esposizione omnia, una personale, curata da Alessandro Mantovani e da Antonio Miniaci, che unisce pezzi storici a intriganti novità come i “cementi armati”, per un totale di quindici quadri alle pareti e veri e propri pezzi di storia da scoprire per celebrare il viaggio di KayOne.
Viaggio che ha sempre avuto un’unica, splendente stella polare: quella del Writing, e dell’Hip Hop in generale, che Marco, negli anni, ha avuto modo di supportare in mille modi. Da Stradedarts alle mostre, dalle jam agli incontri con gli artisti, dalle pittate di famiglia ai libri, fino alle kermesse di respiro internazionale com’è il caso di Quattordio Urban Art. Momenti, mesi di progettazione e attimi di realizzazione, frazioni di tempo in cui la condivisione è stato tutto, che oggi vengono proiettati nella mostra Fifty, per ricordare che, in fondo, 50 è solo un numero.