Passeggiare oggi in zona 8 (che, non a caso, non abbiamo chiamato Municipio) è un po’ come fare un tuffo indietro nel passato. A quando cioè la Street Art, ancora spontanea, prendeva di mira non solo i muri ma anche (e soprattutto) l’arredo urbano, volumi accattivanti ma buoni solo per la loro funzione pratica, perfetto supporto per un divertissement che piaceva tanto agli artisti (che, per altro, rendevano una funzione pubblica) quanto ai fruitori, ossia ai cittadini.
Ed è proprio qui, a questo sentimento quasi delle origini, che sono tornati Luz e Pao nel corso della loro ultima collaborazione: nel mese di marzo, infatti, i due hanno realizzato, in maniera spontanea, 13 teste di Lego disseminate in Zona 8. Una manifestazione artistica libera su oggetti di arredo urbano nata un po’ per caso e un po’ per gioco: che, a ben vedere, è proprio la parola chiave che unisce i due artisti, un termine che non significa “farsi beffa di” ma “interagire con”, perché la città cerca sempre di comunicare con noi, basta solo saperla ascoltare.
Racconta Luz: “È stato un modo per dare visibilità all’arte spontanea. Ma soprattutto al messaggio: l’arte, di fatto, nasce un po’ per caso e un po’ per voler dire qualcosa. E qui il discorso riporta alla personalità di ciascuno di noi: ogni testa rappresenta una persona, ognuna differente dalle altre come diversi sono, ad esempio, i ricordi d’infanzia. Per me sono i Lego. Diciamo che sono una sorta di easter egg: citazioni che fanno parte della vita di tutti, quindi anche dell’infanzia, ma che ognuno di noi interpreta e rivive secondo i propri trascorsi. E poi c’è da dire che il supporto ha davvero aiutato: a guardarli sembrano davvero delle teste di Lego, manca solo il bottone in testa! Insomma, la città ti parla, sta poi a te cogliere il suggerimento e farlo tuo. Il bello della Street Art è che sa modificare l’urbanistica con una manifestazione libera, non con l’intento di appropriarsi di un oggetto, di un muro o di qualsiasi cosa stia lì fuori. L’oggetto comunica qualcosa, sempre, sta poi a noi trovare un metodo bello – come in questo caso la Street Art – per farlo parlare”.
Uno scopo di coinvolgimento della zona, insomma, che un’eccessiva “organizzazione” burocratica di permessi e documenti avrebbe meccanicamente rallentato. Dipingere quegli elementi è stata una riappropriazione dello spazio urbano a modo loro: le 13 teste non sono state spogliate del loro essere “oggetto della strada” per poi caricarle di messaggi politici. Niente di tutto ciò, seppur l’arte come portatrice di intenzioni e dissensi di un certo tipo sia necessaria. È la spontaneità il vero messaggio, che per lo spettatore – nonché cittadino, turista, passante – altro non sarà che la chiave di lettura dell’opera.
Aggiunge Pao: “Dipingere spontaneamente sull’arredo urbano si carica di tantissimi significati ma non si tratta qui di un discorso polemico né tantomeno politico: la burocrazia sulla permessistica ha dinamiche lunghe e complesse che avrebbero reso un’azione del genere troppo macchinosa per essere divertente. Non è un caso che si stia pensando di replicare il progetto al Parco dei Triangoli insieme all’associazione SpazioTempo: coinvolgere le persone sia nel gioco sia nella progettazione significa riprendersi i quartieri e reinterpretarli con loro”.
Conclude Luz: “Le 13 teste sono state fatte spontaneamente e casualmente. Un giorno ho incontrato Pao al parco durante un suo workshop con l’associazione SpazioTempo. Abbiamo parlato della possibilità di fare un progetto insieme sulle teste di Lego e l’associazione si è presa l’onere di occuparsi del territorio. Hanno risistemato le aree comuni aggiungendo del verde. Questo per me è spirito di riappropriazione, mosso da un grande impegno per riqualificare zone e spazi affinché gli altri ne giovino. E, in tutta onestà, io l’ho fatto per divertirmi: il fatto che venga percepito come un gioco è la cosa più bella. Quando arrivano messaggi di mamme e persone che sorridono nel vederle, che ritrovano della spensieratezza o del ricordo, è molto gratificante”.
E sempre parte del gioco è stata la successiva caccia al tesoro che ne è nata: “Perché non unire il nostro intervento al discorso di gamification? – si chiede Pao – La nostra arte si presta un po’ a questa idea, oltre a quella della Street Art stessa come idea di gamificazione della città”. E così, qualche settimana fa, i due artisti hanno pubblicato sulle loro pagine social l’invito a partecipare al gioco. Poche e semplici indicazioni: CIACCIA AL TESORO! By Pao e Luz: trova le faccine – fai un selfie con la tua espressione preferita – targaci – i primi 4 vincono un premio by Pao e Luz #treasurehunt #cacciaaltesoro #pao #luz #streetart #urban #lego #legohead.
“Non sapevamo come sarebbe andata – chiosa Pao – ma c’è stata molta partecipazione e anche i quattro vincitori a cui abbiamo consegnato dei premi simbolici si sono molto divertiti nel farla. Ci saranno presto nuovi sviluppi!”. Non resta che rimanere sintonizzati.
