Con le parole ovunque: la poesia di strada “deborda” in un libro. Intervista a Mister Caos

di Camilla Castellani

Con le parole non solo si va ovunque, ma le si possono anche lasciare dovunque si voglia. E no, non stiamo parlando solo a livello filosofico: il nostro è un riferimento più che mai fisico, letterale. A insegnarcelo, infatti, è (anche) la poesia di strada.

Succede poi che la stessa poesia di strada incontri, talvolta, la carta stampata e decida di raccontare un po’ di sé. E così nasce “Con le parole ovunque”, il nuovo libro scritto da Mister Caos e Francesco Terzago ed edito da AgenziaX, una raccolta di esperienze spontanee, come spontanee sono le opere degli artisti che hanno collaborato alla redazione. Con questo testo Mister Caos e Francesco Terzago hanno voluto mettere nero su bianco la storia – dalla sua nascita al suo continuo mutare, cioè oggi – della concretizzazione di un movimento.

Abbiamo voluto fare qualche domanda a uno degli autori nonché artista di riferimento della PDS, ossia a Mister Caos.

Ciao Caos, eccoci ritrovati. Circa una settimana fa è uscito “Con le parole ovunque”. Cito: “Questo volume non è solo un libro”. Ma non è nemmeno un “ricettario” né un elenco puntato su come praticare la poesia di strada. Cosa rappresentano queste 170 pagine?

Con le parole ovunque è la poesia di strada. Mi spiego meglio. Dentro al libro sono raccolte le esperienze spontanee di moltissimi autori che negli ultimi vent’anni hanno scritto le proprie poesie sopra i muri, creando silenziosamente quel fenomeno artistico-letterario che solo ora possiamo definire seriamente poesia di strada. Proprio perché la poesia di strada non ha mai avuto un manifesto da interpretare, ma solo la necessità di scrivere-poesie-in-strada, questo libro è una “rubrica” dove scoprire chi, dove e quando ha scritto poesie in strada e soprattutto “come” si approccia alla scrittura in strada. Un flusso di storie e pratiche dai suoi arbori fino a oggi.

“Con le parole ovunque” è un progetto collettivo. Insieme a te, come autore compare anche Francesco Terzago. Ma in quanti – e in che forma – avete collaborato al volume?

Come dicevo Con le parole ovunque è la poesia di strada, anche in termini di produzione pensiero e realizzazione. Al mio fianco, e a quello di Francesco (che ha curato tutta la parte saggistica), c’è stato un gruppo di poeti di strada che hanno supportato la pubblicazione sin da quando questo era solo un’idea strampalata. Per questo ringrazio Decle, Er Pinto, Ivan, Alfonso Pierro e Davide DPA, una fetta importantissima della scena della poesia di strada italiana presente, silenziosa, fondamentale.

Ti sei occupato di una mappatura – illustrata a schede – della poesia di strada degli ultimi vent’anni. In cosa consiste questa raccolta? + Nell’introduzione – scritta con Valentina Di Cataldo – leggo: “la poesia di strada ha un’identità aperta”. Perché? E soprattutto, è possibile dare una definizione di poesia di strada?

L’aspetto curioso della poesia di strada è che non è riconducibile in nessuna corrente artistica precedente, ma allo stesso ne abita e prende spunto da moltissime forme di espressione artistica del passato. La pds assomiglia ai movimenti di poesia concreta degli anni 60-70, al mondo dei graffiti e dell’Urban Art, ma molto anche a forme di arte politica, arte pubblica e site specific. In modo indissolubile poi è influenzata a livello di forma, contenuti e scrittura dalla poesia e dai poeti del passato. Un mix difficilmente identificabile e definibile. La cosa interessante della mappatura è stata quindi quella di andare a studiare ogni poeta di strada, il suo modo di approcciare alla strada, i suoi contenuti, il suo stile poetico e farne una sintesi.

Provare a capire cosa muove una persona a fare poesia di strada e come quello che fa è influenzata dai contesti e dalla formazione personale.

“Volevamo uscire dal libro e non avere padroni”. Cosa ti/vi ha spinto a realizzare “Con le parole ovunque”? E poi, a chi si rivolge?

Non avendo una forma concreta, dopo anni di strada e di incontri, è stato spontaneo volersi definire in senso collettivo e non più individuale. Tirare una riga e guardarsi indietro per capire fin dove si è arrivati. Il libro, quindi, si rivolge chiunque, da qui a 100 anni. È un manuale che vuole testimoniare un passaggio.

Possiamo dire che “Con le parole ovunque” sia la prima pubblicazione editoriale-storiografica di poesia di strada?

Si, proprio per quello che dicevo qualche riga più su. Possiamo affermare con certezza che la poesia di strada trova la sua vera forma, quella più complessa e completa, solo negli ultimi anni dopo lunghi periodi di assestamento e modificazioni, e tutte le pubblicazioni che ne hanno parlato (in minima parte), hanno sempre colto aspetti marginali e limitati del fenomeno complessivo. Come Con le parole ovunque non è mai stato fatto nulla proprio perché è la prima volta che si studia il fenomeno nel suo insieme e con un occhio distante dai protagonismi individuali.

“Poesia di strada e sovversione dello spazio urbano”. Ricordo che nella scorsa intervista mi parlasti di dialogo: lo cerchi nei luoghi in cui operi e con i loro abitanti. Infine, è ciò è quello che vuoi creare tra il tuo intervento e le persone. “Provocazione di pensiero”. Ti va di dirci di più sul termine “sovversione”? A modo suo, la poesia di strada è un atto politico?

Mi sento di rispondere a titolo personale, poiché non voglio essere portavoce di un’idea non condivisa. Nel corso degli anni sono arrivato alla conclusione che lo spazio urbano in cui solitamente intervengo sia già di suo il 50% dell’opera. È imprescindibile nell’elaborazione di un lavoro di arte pubblica come il mio, e soprattutto per me è impossibile non venirne influenzato. O meglio, io voglio farmi influenzare. Voglio che la gente si senta parte di quello che sto facendo. Ho in un certo senso bisogno di loro per fare quello che (non) ho in testa. Cerco colori, rumori, suoni, parole, un po’ di tutto dentro tanti elementi. Un fritto misto di spazio urbano.

Credo che se si vuole fare arte in strada e poesia pubblica nel 2021 ci si debba inserire in punta di piedi negli equilibri della città, dei quartieri e delle dinamiche sociali dei contesti in cui ci si trova. Bisogna respirare in sintonia con chi vive i luoghi (non solo in senso residenziale), ascoltarli, elaborare pensieri e produrre dialettica. Sovvertire, in modo gentile e con la poesia luoghi e dinamiche relazionali, un atto politico e sociale per l’appunto. Può sembrare un compromesso artistico, forse lo è, o forse è solo in modo di far vivere, crescere e far radicare idee e storie.

“Con le parole ovunque” si chiude in modo curioso. Ti va di raccontarcelo?

Vogliamo che il libro sia solo un pretesto, l’estensione di un discorso urbano, oralità e discussione cittadina inesauribile. Un fenomeno che riguarda le nostre strade e che deve continuare a rimanere lì, senza eccessive formalizzazioni, senza farsi istituto, senza cristallizzare delle prassi; evitando i travasamenti. Questo libro serve a trasmettere una proposta e un insieme di pratiche e di suggerimenti su come fare interventi di poesia di strada. Ergo compra il libro, leggilo e ci si vede in strada a scrivere poesie.

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