A Roma la #FreeGecoJam in solidarietà a Geco torna sulla modifica dell’articolo 639 del Codice Penale

di Clara Amodeo

“Centinaia di bombolette spray, migliaia di adesivi, funi, estintori, corde, lucchetti, sei telefoni cellulari, computer, pennelli, rulli e secchi di vernice”. Così, lo scorso 9 novembre, attaccava un post su Facebook di Virginia Raggi: il sindaco di Roma, sulla sua pagina ufficiale, annunciava, gagliarda e irremovibile, la notizia dell’identificazione e della perquisizione dell'”imprendibile” Geco. Notizia, che, per altro, “risale ad almeno un mese fa”, come ha fatto notare l’avvocato difensore del writer, Domenico Melillo in arte Frode, ai microfoni di Open. Aggiungendo: “Certe informazioni sarebbero anche coperte da segreto, visto che il procedimento attualmente è in fase di indagini preliminari”.

Al di là dell’annuncio degno di un procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo alla notizia della cattura di un boss, e al di là della cantonata mediatica, quella di Virginia Raggi è l’ennesima dimostrazione di come, ancora, dopo oltre 30 anni, buona parte delle pubbliche amministrazioni locali non abbiano capito (o non abbiano voluto capire) come fare ad approcciare con criterio e consapevolezza le lecite istanze di chi fa della riappropriazione degli spazi pubblici e urbani (a suon di vernice, per altro) una delle proprie attività caratterizzanti. Davvero esiste solo la repressione? E, ancora peggio, davvero l’altro, schizofrenico e ruffiano, comportamento delle PA verso il movimento è quello di lusingarlo con commissioni più o meno retribuite purché “legali”?

Ce lo stiamo chiedendo in tanti. Ed è anche da queste riflessioni, oltre che da una sincera volontà collettiva di operare in solidarietà a Geco, che nasce #FreeGecoJam, la jam che oggi, dalle 10, vedrà impegnati writer romani e non solo presso il muro liberato in Via di Tor Bella Monaca lato incrocio Via Casilina a Roma.

“Questo progetto – si legge sul profilo Facebook di Pietro Maiozzi – si avvale di uno spazio che i writers già dipingono da anni, la “hall of fame” di via di Tor Bella Monaca, in uno dei quartieri in cui dal basso vengono messe in atto pratiche da/per tutti i cittadini realizzando la necessaria comunità solidale e di cura del territorio. “Color Onda” è il progetto del centro sociale di zona che, attraverso l’omonima Ass.Cult. El “CHE”ntro ed il patrocinio del Municipio VI, sta organizzando diversi interventi di pittura murale restituendo legalmente spazi visuali urbani a chi si occupa di prendersene cura abitandoli con le opere, tra questi molti writers e street artists, ma anche bambini e abitanti del luogo”.

L’evento sarà anche l’occasione per (ri)accendere i riflettori sul tasto veramente dolente di tutta la questione, ossia il graduale inasprimento delle pene per chi viene giudicato colpevole del reato di imbrattamento previsto all’articolo 639 del Codice Penale: detenzione e procedibilità d’ufficio. Temi su cui da tempo molte realtà (tra cui il collettivo milanese Wiola Viola) e altrettanti singoli si battono al punto di avere depositato in Parlamento una proposta di modifica di legge che ormai giace tra i banchi senza che si sia giunti a nulla. E che oggi rinasce sul web, sotto forma di petizione firmabile sul sito Change.org.

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