Sono passati oltre cinque mesi da quel lontano 21 febbraio. Da quel momento il Coronavirus ha portato a un’emergenza sanitaria e ha messo in discussione quotidianità e abitudini in un’ondata che, ancora, non trova fine. Ciascuno di noi ha vissuto il lockdown alla propria maniera, facendo i conti con emozioni spesso contrastanti, e lo stesso è valso anche per gli artisti, che hanno interpretato il momento con i loro occhi: ironici, critici, talvolta spaventanti ma mai banali e sempre tremendamente personali. E così è stato anche per Blu.
Street artist marchigiano, Blu non ha bisogno di molte presentazioni: le sue opere parlano da sole. Franchezza, allegoria, spontaneità. Da questo trittico è nata anche “La pandemia”, il suo ultimo muro in collaborazione con Malatesta Associati per il Draw The Line all’ex Omni di Campobasso.
Draw the line è un progetto artistico che nasce a Campobasso nel 2011 proprio dai Malatesta Associati: l’obiettivo è quello di riqualificare il tessuto urbano cittadino attraverso interventi di Urban Art. Particolare, quasi intimo, è il legame tra Campobasso, l’Associazione Malatesta e lo stesso Blu, che per Draw The Line ha realizzato, nel tempo, non solo “Roccia” e “La cuccagna” ma anche una delle sue opere più contestate – “Il soldato privato del cervello” – rischiandone addirittura la censura.
In occasione de “La pandemia”, noi di Scratch abbiamo voluto fare qualche domanda ai ragazzi dell’Associazione Malatesta (tra cui Smake, che ringraziamo di cuore) per saperne di più.
I panda come raffigurazione del Coronavirus: metafora zoomorfa della Cina o animale universalmente riconosciuto come docile e che quindi rappresenta al meglio l’aggressività di un virus che “c’è ma non si vede”? Forse entrambe, che ne pensate?
A questa domanda possiamo rispondere soltanto a nome dell’associazione Malatesta, Blu non spiega mai le sue opere, anche perché i suoi disegni parlano da soli. Noi, più che l’aggressione dal Virus, in questo magnifico murales, vediamo una ribellione della natura verso una qualsiasi grande metropoli. In questa città c’è la chiesa che viene distrutta, Il carcere scoperchiato, gli impiegati disperati, Il treno distrutto da un panda come fosse un bambino che gioca con i trenini. Più lo si guarda bene nei dettagli e più si trovano situazioni diverse di chi ha paura e chi invece si lascia andare tranquillamente al proprio destino. E’ un’opera altamente ironica e allo stesso tempo serissima. La domanda che induce a porsi è: come genere umano cosa ci meritiamo dopo quello che facciamo alla natura?
L’interpretazione de “La pandemia” lascia spazio anche alla parola “ricostruzione”. Il COVID-19 ci ha portato a modificare, talvolta cancellare, ogni certezza che ora bisogna portare in cantiere e sistemare, come le città dell’opera. Spostando per un attimo l’attenzione dall’emergenza sanitaria, è perfettamente in linea con gli obiettivi di “Draw the line”. Cosa significa per voi ricostruire e riqualificare? Come può l’arte urbana riunire tutto ciò?
Noi quando abbiamo lavorato con gli artisti su un muro o addirittura su un intero quartiere, come il quartiere di San Giovanni o Fontana Vecchia di Campobasso, definiti da tutti come una galleria a cielo aperto, non sapevamo a cosa saremmo andati incontro. Sicuramente abbiamo fatto amicizia, abbiamo allargato la famiglia dell’associazione, abbiamo riso e abbiamo pianto, ci sono stati incontri che hanno fatto nascere vite, ci sono stati scontri con amministrazioni e opinioni differenti: un continuo confronto con l’esterno che per forza di cose induce a una crescita personale e di gruppo. E’ stata vita pura tramutata in arte e viceversa. Non sappiamo se questo ricostruisce o riqualifica, ma sicuramente abbiamo lasciato una traccia che tutti possono ammirare. Per quanto riguarda l’ultimo lavoro fatto da Blu il discorso è ancora più intenso perché riguarda la trasformazione proprio della nostra sede. Dopo l’intervento del famoso artista la sede è molto più frequentata di prima e questo ci ha dato ancor più da fare nei confronti della nostra comunità, insomma una nuova sfida. E di questo ne siamo contentissimi.
Le città sono le persone che vi abitano, gli edifici danno forma alla comunità e viceversa. “Draw the line” vuole far rifiorire e intensificare quel senso di appartenenza alla vita cittadina che spesso perdiamo di vista presi dalla frenesia delle cose?
Esatto, il Draw The Line, come anche le altre attività che l’associazione Malatesta da anni propone alla città, è un fermarsi a riflettere per poi fare insieme cose, che magari non sono remunerative, ma che ripagano di affetto e gioia, e soprattutto di progressi che si vedono sul sociale.
Blu e Campobasso. Che impatto hanno avuto e hanno le sue opere sulla città? Che reazioni hanno avuto i suoi cittadini e come viene percepito da turisti e visitatori?
I turisti e i visitatori forse sono stati i fruitori più consapevoli dell’effettivo valore artistico che adesso hanno molti muri della città di Campobasso. I Campobassani, invece, sono stati più lenti, ma negli ultimi anni si stanno rendendo conto che forse in una città piena di cemento, e quindi di grigio, un muro colorato riesce ad annoiare meno il passante. Meglio tardi che mai, d’altronde la lentezza è uno dei nostri motti preferiti da tempo, quando si corre non si ha il tempo di capire davvero le cose belle e importanti.
Blu e i Malatesta Associati, a quando la prossima opera? Ci sono nuove idee in cantiere? Un piccolo spoiler per Scratch.
Bhe sicuramente per quanto riguarda Blu è tutta un’incognita ma possiamo dirvi che in cantiere abbiamo diversi progetti da realizzare entro l’anno prossimo, quando il nostro festival compirà 10 anni.
Insomma, noi non rimaniamo in super attesa dell’anno prossimo e nel frattempo – perché no – potremmo fare un salto a vedere l’opera di Blu. Che fate, non venite?
Camilla Castellani