Come sempre, i Monkeys Evolution ci prendono su tutto. Anche sull’interpretazione di questo periodo fatto di altissimi e bassissimi, certezze e insicurezze, pieni e vuoti. E così, nel giro di un mese, hanno prodotto due contenuti/proposte che rientrano in pieno nello spirito del tempo e sui quali non possiamo che essere d’accordo, supportando, integrando e divulgando per quello che possiamo.
Partiamo dagli altissimi, dalle certezze, dai pieni. Tutti i creativi (tra i quali, forse in maniera un po’ indebita, ci intrufoliamo anche noi) stanno trovando in questo periodo un risvolto positivo alla “medaglia” del lock down (ma tranquilli, a breve arriva quello negativo): ritagliarsi parecchio tempo per sé, per la propria produzione, per sperimentare, operare, perseverare al fine di evolvere in qualcosa di nuovo ma sempre dotato di spessore. A noi, comunicatori seriali e amanti della strada, sta succedendo lo stesso con le nostre Scratch Live.
Ebbene, la proposta dei Monkeys (che denota, a sua volta, la loro voglia di far emergere gli altissimi, le certezze, i pieni di cui sopra) si chiama “Opera di Quarantena” ed è la seguente: “Ci piacerebbe quindi provare a indirizzare tutto questo fermento creativo, dare uno scopo al lavoro di ognuno di noi, organizzando un’esposizione: far vedere i lavori che avete e che abbiamo fatto, è la dimostrazione pratica che l’esprimersi attraverso la pittura non è solo un hobby o qualcosa di superfluo, ma fa parte della nostra vita, è spesso il nostro lavoro e riguarda il benessere psicologico di tutti noi. Ovviamente non sappiamo ancora il Quando ma possiamo lavorare sul resto, dare un contesto e una direzione di lavoro, iniziando a stabilire almeno il tema e alcuni dettagli come per esempio i materiali, la modalità di partecipazione, il tema”.
Ma ora veniamo all’altro risvolto della medaglia: quello dei bassissimi, delle insicurezze e dei vuoti. “Qualche giorno fa – raccontano i Monkeys Evolution su Facebook – le rappresentanze del sistema culturale piemontese si sono confrontate con gli assessori competenti, mettendo in evidenza problematiche e necessità. Dal canto nostro segnaliamo come sia ancora pressoché impossibile progettare a lungo termine, eppure è proprio ora che bisognerebbe iniziare ad attivarsi per essere pronti nel momento in cui si riapriranno le attività”.
Segue un corposo comunicato stampa, in cui i dubbi di noi operatori culturali vengono a galla: come e quando sarà possibile riaprire le prime attività aggregative? Ad accessi contingentati, con DPI, misura della temperatura (plexiglass?) e tante altre misure molto restrittive? Quanto “liberamente” si potranno svolgere le convention, gli spraypark, i workshop? E ancora, quanto tutto questo graverà sulle tasche degli organizzatori e, di rimando, dei fruitori? E, aggiungiamo noi, l’aumento dei prezzi causerà un ammanco di pluralità tra chi vorrebbe partecipare o ci saranno degli indennizzi statali (finora inesistenti) per le realtà del terzo settore e i loro aderenti?
Altre domande sono ben accette. Ma anche le risposte non ci farebbero così schifo.