Quando, nel 2014, ho aperto questo blog, l’intento era chiaro, oltre che quasi dovuto: la linea editoriale sarebbe stata cronachistica, ossia avrei raccontato la cronaca del mondo di graffiti e della street art usando questi ultimi per parlare della cronaca, per lo più politica, locale e nazionale.
Era un metodo troppo ghiotto per chi, come me, si era fatta le ossa con i direttori della fu l’Unità sul giornale di Sesto San Giovanni, la Stalingrado d’Italia alle porte di Milano, mentre all’università ingurgitava pagine di storia dell’arte, dalla pittura vascolare della Grecia Antica alla Land Art.
Figuratevi lo stupore che mi ha presa quando, i primi giorni di gennaio 2019, dopo una notte folle passata in Bovisa e sfociata sui social con le foto delle opere di Urban Solid e 2501 in viale Jenner, Christian Gangitano mi ha contattata chiedendomi se volessi collaborare a un progetto editoriale che, praticamente, riuniva vari fili del blog in un libro diretto da un curatore artistico e scritto da un collega giornalista.
Fico, ci sto. Da lì a poco sarebbe uscito quello che oggi è “Le strade parlano”, edito da Rizzoli, e che verrà presentato stasera, dalle 19, alla Casa degli Artisti di Milano alla presenza dello stesso Christan Gangitano e del collega Marco Imarisio. Un libro che, badate bene, non parla di street art, ma si serve della street art per raccontare fatti di cronaca, società, politica e cultura, presente e passata, su tutto il territorio nazionale.
“Questo libro – dicono gli organizzatori – nasce da un’idea originale. Marco Imarisio, che da vent’anni racconta l’Italia giorno dopo giorno, si lascia ispirare dall’arte urbana per cogliere i fenomeni più significativi del nostro tempo dall’immigrazione alle battaglie per i diritti, dalle questioni “a margine” (TAV, trivelle…) agli eroi come Totti, Maradona e Pavarotti. Se poi i poster estemporanei di TvBoy leggono lucidamente la vita politica del Paese, gli occhi tristi del contadino ritratto da Vhils sui silos del porto di Catania ci portano alle vicende della Diciotti e della Aquarius che sono state bloccate proprio lì davanti. Armando Cossutta in versione Andy Warhol fa pensare alla trasfigurazione di un’ideologia, oggi tanto mutata rispetto al secolo scorso. Al contrario, le sfumature di nero e di grigio del cadavere di Moro o del ritratto di Falcone e Borsellino ci ricordano lutti che la nostra società non potrà mai elaborare. Ricchissimo di immagini preziose (alcuni dei murales riportati non esistono più e ne sono state recuperate rare foto da archivi specializzati), “Le strade parlano” è un libro unico per capire quanto siamo cambiati nell’ultimo quarto di secolo, come si siano evolute le nostre città – da una Milano all’avanguardia europea, ma ancora memore di luci e ombre del suo passato, a una Genova sempre ferita, tra G8 e Ponte Morandi – e quali fattori abbiano forgiato immaginario, bisogni e desideri di tutti noi.