Viaggio a Monaco di Baviera, tra l’ex mattatoio del Bahnwärter Thiel e il Museum of Urban and Contemporary Art

di Clara Amodeo

“Una storia splendida nel Writing”. Così KayOne ha definito il trascorso di Monaco di Baviera nella storia dell’Hip Hop europeo. Non è un caso. Oltre ai tanti ricordi che i grandi della scena milanese (uno su tutti Rendo) fa riaffiorare alla sua (e, dunque, fa nascere nella mia) memoria, anche a tanti anni di distanza ho potuto toccare con mano come la cittadina tedesca abbia una scena underground ancora molto viva e interessante (e, in alcuni casi, musealizzata, come spesso accade alla Mitteleuropa).

Il giro parte, dunque, dalla fermata della metro Poccistraße, da cui si raggiunge facilmente Tumblingerstraße. Questa è la via su cui affacciano i graffiti esterni del Bahnwärter Thiel: un’intera area commerciale appartenente a un ex mattatoio (ma sul quale affacciano alcune imprese ancora attive) dove, a partire dal 2015, sono stati riversati, a più riprese, decine di container per il trasporto marittimo originari del porto di Amburgo, un ex padiglione espositivo della Lenbachhaus e diversi vagoni della metropolitana di Monaco.  L’obiettivo è stato, fin da subito, quello di dedicare un’intera area di città alla vita underground di clubbing, concerti, ma anche letture, mostre, improvvisazione teatrali, mercati delle pulci, giardinaggio urbano e, ovviamente, graffiti. Il tutto nel nome della novella ottocentesca “Bahnwärter Thiel” (Il casellante Thiel), con i suoi protagonisti Thiel e Minna.

La storia di questo posto (nato, come dicevamo, nel 2015, quando Daniel Hahn ha fondato la Bahnwärter-Kulturstätten dopo aver fondato l’associazione Wannda nel 2012 con i suoi fratelli e compagni di scuola) è recente, ma si costella di una grande quantità di tappe: nel 2016 un vagone della MAN (Maschinenfabrik Augsburg-Nürnberg) ivi contenuto viene momentaneamente spostato nei terreni del College of Television and Film Munich, per farvi ritorno permanentemente nel 2017, da quando, assieme a tende e container, rappresenta un club indipendente chiamato Minna Thiel.

Dal 2017 (e con un contratto di locazione che durerà fino al 2022), gli spazi di Tumblingerstraße ospitano un club per serate techno e diversi spazi adibiti a cinema, teatro stabile, studi di artisti, laboratori e sale prove per musicisti. E poi ci sono i graffiti, che da sempre vivono nello spazio del Schlachthofviertel e che da 4 anni a questa parte decorano anche i container e i vagoni che sono stati trasportati lì dalla vicina stazione di Stockyards, oltre che uno steccato di legno di circa 100 metri realizzato ad hoc: tutti questi spazi, almeno stando alle indicazioni reperibili sul sito, sono forniti a pagamento, al punto che nel 2018 i malumori per il senso di gentrificazione portato (anche) da questo gesto ha portato a un paio di incendi, di cui uno certamente doloso.

Ma, al di là degli scazzi, il Bahnwärter Thiel offre oggi numerose aree di graffiti legali ed è un luogo di incontro per artisti giovani e affermati. “L’arte di strada presentata – si legge sul sito – conferisce al progetto culturale un aspetto mutevole quasi ogni giorno, che continua a stupire, scoprire e assomigliare a una grande galleria all’aperto”. Il luogo, poi, è ripetutamente oggetto di relazioni nazionali e internazionali: mentre il The New York Times ha citato il Bahnwärter Thiel come esempio della vita notturna di Monaco che potrebbe competere con Berlino, durante i Monaco Nightlife Awards 2016 il club ha vinto il terzo posto nella categoria Techno, House, Electro , nonché il primo posto nei Monaco Nightlife Awards 2017 nella categoria Ambiente/strutture. 

E questo è per quello che riguarda la vita underground di tutti i giorni, quella che si appropria di spazi dimenticati e li fa rivivere grazie a condivisione e coprogettazione. D’altro canto, per gli amanti degli spazi espositivi (con criterio) della Street Art, il giro deve necessariamente tenere conto del MUCA, Museum of Urban and Contemporary Art poco distante dal centro della città. Un posto accogliente e molto alternativo, che comprende al suo interno due spazi espositivi, un bistrot e uno spazio esterno stracolmo di street art.

Come si legge dal sito, “Crediamo che l’arte abbia il potenziale per cambiare le percezioni sul mondo. Il nostro obiettivo è quello di fornire uno spazio a questa forma d’arte giovane e transitoria; uno spazio in cui l’arte di strada e urbana si confrontano con altri generi dell’arte contemporanea, creando un’atmosfera di sinergia, ispirazione e apertura creativa.

Il museo non solo cerca di includere l’arte urbana nel discorso dell’arte contemporanea e di esporre una forma d’arte giovane: un’attenzione particolare è rivolta all’educazione. Le mostre sono accompagnate da un ampio programma di conferenze, relatori di alto profilo e visite guidate”. Queste ultime si possono fare in bici, autonomamente con una guida cartacea da loro fornita, o con una persona che accompagna il gruppo.

Per quanto riguarda le mostre, invece, ho potuto conoscere (e apprezzare) la figura di Swoon, con la sua “Time Capsule”, aperta fino a maggio 2020. Una retrospettiva del suo intero processo creativo in due decenni che mostra il metodo con cui l’artista (femminile e femminista) lavora: principalmente paste up a grandezza naturale e ritagli figurativi, esplorando la vita e le sue narrazioni multidimensionali.

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