Era gennaio 2016 quando apriva la sede milanese della celebra galleria Wunderkammern: in quell’occasione era stato Blek Le Rat l’artista chiamato a inaugurare, con i suoi topi e un cammeo alla città di Milano, la nuova white box di via Ausonio 1.
Oggi, a quasi quattro anni di distanza e disparate mostre dopo, la galleria si rinnova, aprendo la nuova sede della capitale meneghina in via Edmondo de Amicis 43. E non poteva che essere un importante ospite internazionale il “padrino” del grande evento: da stasera al 13 novembre, infatti, a essere esposta a pochi metri dalla vecchia sede sarà la mostra “American Baroque” di Dan Witz, con la curatela di Giuseppe Pizzuto.
Un mostro sacro, dicevamo, che porta il suo iper realismo americano e frutto dei suoi studi newyorkesi direttamente in quella che, in Italia, è una delle capitali della Street Art. Mi sono sempre chiesta come sarebbero apparse le opere di Renato Guttuso se quest’ultimo avesse vissuto la scena underground americana tra gli anni Ottanta e adesso. Beh, credo che Dan Witz abbia dato una risposta a questa mia domanda balzana.
“Dopo la mostra Public and confidential inaugurata nel 2013 alla galleria di Roma – dicono gli organizzatori – Wunderkammern presenta nella nuova sede di Milano una nuova personale di Dan Witz: American Baroque. Nelle opere esposte si denota una grande attenzione ai particolari, talvolta eccentrici e stravaganti, che suggestionano e creano un’atmosfera che evoca l’arte barocca, rielaborandone alcuni dettagli e facendoli convergere in uno stile unico e contemporaneo. Per quest’occasione l’artista ha deciso di presentare una serie di opere di recente produzione dedicate ai Mosh-pits americani, in cui sono rappresentate scene di pogo a concerti punk-hardcore. Saranno esposte inoltre altrettante opere prodotte in anni differenti dal 2016 al 2019 che evidenziano il percorso dell’artista. I lavori sono realizzati su tele o su legno e sono di varie dimensioni”.
Non è un caso: da sempre gli interventi pubblici dell’artista affrontano tematiche sociali in relazione alla politica e all’economia in modo chiaro e diretto, trasformando lo spazio urbano in un luogo d’incontro e di esperienza collettiva ed individuale. Per esempio, ha collaborato nel 2012 con Amnesty International e l’agenzia Leo Burnett di Francoforte per il progetto Wailing Walls, una campagna che denuncia le condizioni di vita di otto carcerati, imprigionati ingiustamente per le loro opinioni politiche.
A questo Dan Witz aggiunge un inconfondibile stile definito e iperrealistico: mediante l’utilizzo d’immagini digitali, infatti, l’artista riesce a prefigurare il risultato pittorico finale che viene accentuato grazie alla tecnica della pittura ad olio. Witz ottiene così una resa pittorica dal forte impatto visivo creato attraverso effetti di chiaroscuro che aumentano il realismo delle immagini raffigurate.