Mettete un piccolo paese sul Po. Mettete un muro grigio che costeggia una ciclabile lungo le sponde del fiume per più di mezzo chilometro. Mettete l’entusiasmo di un’insegnante, il genio di un writer, la passione di artisti, tanti artisti. Mettete che tutti questi ingredienti un giorno si uniscano in quella che è ormai diventata la più lunga hall of fame di un’intera provincia.
Siamo a Polesella, paese rivierasco con le radici ben salde nel territorio rodigino e gli occhi volti verso Ferrara. È qui che, dal 2017, si conquistano metri di cemento a colpi di bombolette durante una delle jam più colorate della zona, frutto di un’intuizione, di un’amicizia, di un’idea condivisa. Protagonisti, i Golena Boys che sono ormai in tanti, tantissimi. Nel corso di tre anni sono arrivati a quota 30 gli artisti che hanno lasciato una traccia del loro passaggio. Ferrara, Bologna, Padova, Rimini, Pesaro, Treviso, Verona, Milano, Genova, Messico sono solo alcune delle provenienze dei writer che hanno regalato qualcosa di straordinario a un’intera comunità.
Prima di scoprire gli artisti, bisogna, però, fare un passo indietro, ascoltare chi ha ideato il progetto per capire quanta partecipazione, impegno e – perché no? – amore ci sia dietro tutto questo. A raccontare questa storia meravigliosa ci sono Zest e Cinzia Ghirelli. Un writer e una professoressa. Un writer coinvolgente e una professoressa illuminante. Un writer e una professoressa che si appassionano e sanno appassionare chiunque abbia la fortuna di trascorrere del tempo con loro.
“Questo è il racconto di tanti incontri fortunati e di tanti episodi che, messi assieme, hanno portato alla nascita del lungo muro delle meraviglie a Polesella” inizia Cinzia. Nell’ottobre del 2016 avviene quello che lei definisce il primo incontro fortunato, quello con Zest. Ed è sempre con lui che nasce il primo progetto altrettanto fortunato: un laboratorio di graffiti portato tra i banchi e, soprattutto, sui muri di scuola, grazie all’intuito geniale di un’altra docente, Roberta Celeghin. Alla base, l’idea forte e condivisa da entrambe di promozione dello spazio scolastico come: “luogo di incontro e amicizia, un posto dove stare bene tra coetanei, dove le diversità sono fonte di arricchimento e dove abbellire, con le proprie mani, vuol dire trasformare il luogo frequentato quotidianamente in qualcosa che si avverte come proprio”. Ma la collaborazione non finisce qui. Nel 2017 Cinzia si trova, come assessore alla promozione territoriale del comune di Polesella, alle prese con il primo festival del turismo sostenibile, I.Ta.Cà. “Penso immediatamente a Zest – continua Cinzia – e alla realizzazione di un’opera artistica collettiva per trasformare la pista ciclabile in una galleria d’arte en plein air”. Inizia così il primo capitolo dell’avventura dei Golena Boys, storia raccontata sottoforma di murata. L’anno successivo, nel 2018, ecco aggiungersi una nuova pagina. I Golena Boys ritornano, ancora più numerosi. “Il passaggio della carovana dei ciclisti della Ven.To, che a fine maggio, inizio giugno di ogni anno fa una lunga pedalata da Torino a Venezia per sensibilizzare alla ciclovia Venezia-Torino, è l’occasione per un altro week-end d’arte e, come per lo scorso evento, mi aiutano due associazioni: l’Università Popolare e Soffitte in Piazza. Le fatiche dell’organizzazione le condivido con un’altra persona speciale: l’amica Sonia Colombani, assessora al turismo del comune di Polesella” aggiunge Cinzia. Ora siamo a settembre 2019 e l’avventura prosegue, come proseguono anche i metri di cemento: “Sono innamorati di quel percorso, da una parte un lungo muro alto circa 3 metri, verticale, liscio e dall’altra il Po che scorre tranquillo. La gente arriva a piedi o pedalando e si ferma catturata” dice la professoressa.
Al suo racconto si lega quello di Zest, un trascinatore dalla passione contagiosa, un artista, un amico. “Quando, nel 2017, è arrivata la notizia del muro libero, ho pensato di fare quello che faccio dal 1995: organizzare jam”. E così iniziano le chiamate, le risposte, vecchi amici che tornano e nuovi che se ne scoprono. E i writer arrivano, arrivano in tanti. “Il nome Golena Boys è nato per essere in chiara opposizione con i Papa Boys”, scherza Zest. Siamo sulle sponde del Po e, nell’elegante gioco di golene e anse, di alberi che inabissano le loro radici in acqua, ci sono loro che, allo stesso modo, affondano le radici del loro nome nel fiume. “Io dico sempre che i Golena Boys sono una temporary crew, ogni volta diversa ma sempre molto unita. Sono tante le cose che ci legano da sempre”. È questo il segreto che rende ogni jam memorabile per chiunque vi partecipi, come artista o spettatore privilegiato. È questa leggerezza palpabile a rendere speciali questi giorni. “Siamo amici che, nonostante tutto, sono rimasti tali a distanza di anni. Quest’anno ho invitato anche writers che non conoscevo proprio per fare ancora più gruppo”. Questa scelta ha anche uno scopo altro, un obiettivo che Zest tiene a sottolineare: “Ho cercato il più possibile di unire persone della vecchia scuola che, per un motivo o per un altro, spesso per un percorso, per idee, per stili, per giri, hanno sempre faticato a essere raggruppate vicine, a dipingere insieme. Quello che ho cercato di fare è creare delle dinamiche che prima non c’erano mai state. Vedere Rusty vicino a me, io vicino ad Airone, Airone vicino a Blef, ad esempio, sono cose che in Italia non si sono praticamente mai viste e sono quindi uniche. Un po’ come quando Tarantino chiama Brad Pitt e Di Caprio a lavorare insieme” conclude sorridendo. Questa edizione, ricorda Zest, ha però subito una perdita enorme. Per due anni consecutivi la jam ha goduto della presenza dell’artista veronese Nape, scomparso a settembre di un anno fa. “È un vuoto incolmabile, una perdita dolorosissima che noi writer abbiamo cercato di riempire dedicandogli intere murate”. E dedicandogliele nel migliore dei modi possibili, dipingendo insieme, fianco a fianco.
È il 21 settembre ed è un giorno caldo. Non vi sono rumori, solo qualche barca sul fiume, un uomo che porta a passeggio un cane, un gatto nascosto tra le foglie. In lontananza risate, bombolette. Sono suoni piacevoli come la voce gentile di Zest che presenta orgoglioso artisti nuovi e ci riporta da chi già si conosce, da chi è di casa. Come di casa sono ormai anche i bambini che, facendo come i papà, dipingono anche loro, imitando perfettamente le loro movenze e lasciando anch’essi un’impronta di colore sul muro. La gente si ferma e li guarda con ammirazione e gratitudine. La professoressa Ghirelli li attende felice con la maglia della scorsa jam: “Ora non sono più assessore ma il mio cuore batte ancora forte per quella lunga striscia di Street Art, dipinta dai writers, che ho conosciuto in questi anni. Io li aspetto, con questa maglietta che mi hanno regalato”. Zest sorride, racconta di tutti coloro che hanno portato qualcosa agli artisti. È orgoglioso e lo siamo tutti noi che vorremmo che quel muro di cemento non finisse mai, che ogni giorno, a raccontarsi in questa lunga hall of fame, ci fossero Rusty, Moe, Ciufs, Rash, Psiko, Zest, Nape, Boogie, Burla, Orion, Bolo, Yama, Mozone, Enko, Bacon, Brome, Secse One, Jato, TomoZ, Airone, Nega, Mosone, Saed, Basik, Doms, Inch, Blef, Jues, Dr W, Turk, Z-Stone, Dem125, Panda, Mask. Ed io sono orgogliosa di Zest che è riuscito a fare questo dono prezioso a un piccolo paese, a far catapultare un po’ tutti nel mondo del graffiti writing, dai più piccoli ai più grandi. Orgogliosa di avere un amico così che, oltre a “organizzare jam dal 1995”, sa regalare un po’ di sé semplicemente mettendoti in mano una bomboletta e dicendo: “Dai, finiscimi quei cerchi”.
Laura Demetri
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