É stata un’edizione unica quella del FestiWall di Ragusa che si è conclusa ieri. Unica, dicevamo, non solo per i suoi contenuti ma anche perché quella di quest’anno è stata l’ultima delle produzioni annuali che dal 2015 hanno rivitalizzato, attraverso l’arte murale, diversi quartieri del capoluogo ibleo, dal centro storico alle periferie.
Ad avere segnato la 6 giorni appena trascorsa sono stati sei opere murali firmate da street artist internazionali, concerti, workshop di poesia e disegno, docufilm e dibattiti sull’arte, finali nazionali di Poetry Slam e molti altri eventi che si sono tenuti, per la maggior parte, presso lo lo Skate Park, il nuovo impianto sportivo cittadino inaugurato ufficialmente proprio in occasione di FestiWall 2019.
Le opere di quest’anno, invece, sono state firmate da Elian Chali (Argentina), Case Maclaim (Germania), M-City (Polonia), Ciredz (Italia), Ampparito (Spagna) e Fasoli aka Jaz (Argentina), e si sono concentrate prevalentemente sulla via d’uscita della città, la Zona Industriale, “motore produttivo – dicono gli organizzatori – che negli ultimi tempi ha subìto la morsa della crisi economica globale, cercando resilienza tra fabbriche dismesse e nuove imprese, lungo arterie spopolate che reclamano ancora un’identità”.
“Traiettorie e Forme” è l’opera che Elian Chali ha dipinto sulla superficie orizzontale dell’impianto sportivo, nello stile astratto e minimale che lo ha reso celebre in tutto il mondo: un linguaggio caratterizzato dall’uso dei colori primari e dalla sovrapposizione di linee ed elementi geometrici essenziali, alla ricerca di un dialogo tra la prospettiva di chi osserva e l’ambiente circostante.
In parallelo all’opera di Elian, non lontano dallo Skate Park, lungo una delle strade che porta all’uscita della città, è stato completato anche il secondo cantiere del Festival, stavolta su sviluppo verticale. Il muro porta la firma dell’artista tedesco Case Maclaim, uno dei massimi sperimentatori della street art europea, fra i capostipiti del muralismo contemporaneo, fondatore della Ma’Claim Crew insieme ad Akut, Rusk e Tasso. Il contesto urbano che fa da sfondo alla sua nuova opera rappresenta il ponte ideale tra il quartier generale di FestiWall e la Zona Industriale, dove stanno prendendo corpo tutti gli altri cantieri, a partire dal prospetto di un’ex fabbrica di materiale bituminoso, sul quale ha lavorato l’artista polacco M-City, noto per il suo stile d’impatto, caratterizzato dall’uso degli stencil e da un realismo post-capitalistico dove l’ingranaggio, la macchina, sovrasta l’individuo per assecondare il ciclo di produzione e consumo.
Ad arricchire una line-up d’eccezione, Fasoli aka Jaz, altro esponente di spicco del graffitismo argentino, concentrato sulla scoperta dei diversi aspetti della natura umana e sullo sviluppo di temi sociali e politici; Ciredz, artista sardo ispirato dallo studio architettonico-paesaggistico dei “luoghi indecisi”, frutto dell’intervento antropico sulla natura; e Ampparito, artista spagnolo apprezzato per il suo linguaggio concettuale e dissacrante, sviluppato per provocazioni e allegorie. Infine, per questa quinta e ultima edizione, il Festival ha dato spazio anche alla creatività territoriale con una Graffiti jam che ha visto impegnati i migliori artisti siciliani nella realizzazione di un lavoro collettivo.
“FestiWall – dicono gli organizzatori – conclude così il suo percorso di analisi sul tessuto cittadino di Ragusa, iniziato quattro anni fa con l’obiettivo di restituire la fruizione culturale alla sua dimensione pubblica e gratuita attraverso un processo di rigenerazione urbana “partecipata”, stimolando un dialogo tra immaginario collettivo e identità dei quartieri, e contrastando, con l’espressione artistica, le logiche di espansione edilizia che hanno tagliato il legame relazionale tra spazio e comunità. Le sei opere di quest’anno si aggiungeranno agli oltre 30 interventi realizzati dal 2015 – tra muralismo, installazioni site specific e recupero di beni comunali in disuso – in diverse aree del capoluogo ibleo soggette a gentrificazione o cementificazione compulsiva, dal centro storico fino alle periferie”.