Al suono delle trombe, la nuova opera di Ozmo sul Tribunale di Rieti

di Clara Amodeo

Abbiamo più volte parlato della Street Art che entra nelle aule di Tribunale per motivi processuali, o che si svolge sulle scale dello stesso a fini prettamente artistici: ma cosa accade quando un’intera facciata di un Palazzo di Giustizia italiano viene ricoperta da un’opera monumentale e che non passa certo inosservata per il soggetto rappresentato?

La risposta è “Al suono delle trombe”, l’opera che, su curatela di Annalisa Ferraro, Ozmo ha realizzato (e lo scorso 25 maggio inaugurato) sul Tribunale di Rieti. Il pezzone, che si inserisce nel progetto TraMe – Tracce di memoria, è stato dedicato alla memoria storica e storico-artistica del territorio: come raccontano gli organizzatori, “ispirato dall’affresco dei fratelli Torresani, Il Giudizio Universale, conservato a Rieti, nell’Oratorio di San Pietro Martire, l’artista è riuscito a catturare la fatica e la sofferenza con cui i santi si impegnano a salvare le anime periclitanti. Nel Ratto delle Sabine del Giambologna, poi, Ozmo ha colto la violenza e la drammaticità di un rapimento, la potenza racchiusa nei corpi giovani e la resa di un corpo senile, sulle cui spalle pesano non solo gli anni, ma anche tutti i mali e le angosce del genere umano.

Pur traendo ispirazione dal passato, da due gesti simili ma profondamente diversi, dono di salvezza l’uno, dono di schiavitù l’altro, “Al suono delle trombe” è un’opera quanto mai attuale, che ricorda a tutti noi lo scorrere del tempo e l’esaurirsi inevitabile delle possibilità di rimediare agli errori fatti, non solo nella sfera individuale, ma anche in scala globale.

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