Nel 1718 nasceva a Campobasso Paolo Saverio di Zinno, scultore d’arte sacra che ha a lungo lavorato con il legno. Nel 1740 le Confraternite locali di Sant’Antonio Abate, Santa Maria della Croce e della Santissima Trinità fanno costruire al Di Zinno 18 macchine per portare in processione i Misteri, rappresentazioni medievali di oggetto sacro che tutt’oggi portano in corteo per la città le raffigurazioni di angeli, diavoli, santi e madonne immobilizzati in azioni sceniche. In quell’occasione, tuttavia, il di Zinno non volle servirsi di statue inermi per raffigurare opere sacre ma di persone in carne e ossa, per le quali inventò sostegni invisibili a cui legare e issare i protagonisti: da quel momento, ancora oggi, ogni Mistero è costituito da una barella di legno nella quale è inserita una struttura in ferro e acciaio che, sviluppandosi in verticale, si ramifica e porta ad ogni estremità delle imbracature, in ognuna delle quali viene posto un bambino.
Bello eh, ma cosa c’entra uno scultore moderno che produce arte sacra con un blog che parla di bombolette e semi legalità? Parecchio, soprattutto se nella Campobasso del Draw the line i festeggiamenti per i 300 anni dalla nascita dell’artista settecentesco vengono affidati a quei diavoli dei Malatesta Associati.
Con il bando “ImbrARTiamo, street art e Misteri”, infatti, il comune molisano ha voluto celebrare tale importante ricorrenza (in vista poi del prossimo 23 giugno quando si celebrerà la festività del Corpus Domini) con un insieme di iniziative artistiche e culturali. Per farlo, ha chiesto ai Malatesta Associati di riflettere sull’importanza della figura di Paolo Saverio Zinni per Campobasso e l’intero Molise, mettendo insieme la tradizione, la cultura, il misticismo ma anche le nuove pratiche espressive, la città e la sua vivibilità in epoca contemporanea.
Il risultato è stato esplosivo e ha visto la chiusura dei primi lavori proprio in questi giorni: al quartiere Fontana Vecchia, su una delle facciate della palazzina che affaccia sulla rotonda alla fine di via Garibaldi e all’incrocio con Contrada Macchie, è infatti apparso un imponente San Michele che sconfigge gli angeli ribelli di pungo di Ravo. L’opera, che riprende l’omonimo titolo del quadro del napoletano Luca Giordano oggi conservato alla Gemäldegalerie di Berlino, è stato eseguito dall’artista varesino in soli due giorni, trasformando radicalmente l’intero quartiere in cui svetta.
Ma non finisce qui. Come gli stessi ragazzi dei Malatesta Associati raccontano, il calendario di ImbrARTiamo è ancora molto lungo: il progetto è infatti iniziato a fine 2018, quando l’associazione ha selezionato alcuni artisti under 27 che lavoreranno a maggio dietro a un’altra illustre opera. Di aprile è stato poi il laboratorio di calligrafia tenuto da Smake, oltre al progetto di poster art tenuto da Alleg. A maggio si terrà la realizzazione di altre opere murali a cura di Simone Carraro mentre il progetto si chiuderà tra 18 e 28 maggio quando intereverrà anche Gomez.