“Il sogno del Guerriero” di Carlos Atoche a Riace celebra la figura di Mimmo Lucano

di Clara Amodeo

La (bella) notizia è di ieri sera: la Corte di Cassazione ha demolito l’impianto accusatorio messo insieme dalla procura di Locri, ordinando così ai giudici di Reggio Calabria di valutare nuovamente se protrarre o meno l’esilio di Mimmo Lucano.

Sembra proprio, insomma, che il sindaco della città-modello per l’Italia e per l’Europa non abbia nè truffato, nè rubato, nè favoreggiato, nè appaltato alcunché, come taluni politici hanno tentato di farci credere. E a dirla tutta, posto che la giustizia dovrà fare il suo corso, noi non abbiamo mai dubitato della posizione tenace, limpida, ma soprattutto giusta, del primo cittadino di Riace.

Come noi, anche l’artista e amico Carlos Atoche è sempre stato convinto dell’innocenza di Mimmo Lucano e, per dimostrarlo, ha usato la sua arma più forte: la Street Art. Assieme al comitato Riace premio Nobel per la pace 2019, infatti, a fine marzo si è recato nella piccola città calabrese per relizzare la grande, bellissima murata dal titolo “Il Sogno del Guerriero”: qui il ritratto di uno dei due più famosi bronzi locali si fonde con i tratti somatici del sindaco oggi esiliato, in un tripudio di colori che esplodono sulla sfondo reso a mò di arcobaleno.

Per descrivere l’opera, lo scorso 28 marzo l’artista ha realizzato un lungo post su Facebook che recitava più o meno così: “Sono a Riace, è la prima volta che visito il paese: la mia prima impressione è stata quella di un borgo molto ordinato. Nell’aria c’è la sensazione di un luogo nel quale una volta c’era tanto movimento e che ormai non c’è più: le strade e le piazze sono vuote, i negozi chiusi e avvicinando il viso alle vetrine, si intravedono spazi vuoti e sale dismesse.

Tutto quello che sapevo di Riace riguardava la scoperta dei famosi bronzi e, nell’attualità, il modello Riace, voluto e fortemente sostenuto da Domenico Lucano, che in questo periodo si è visto nell’occhio del ciclone per l’esilio che gli è stato imposto ed il tempestivo blocco e smantellamento del suo modello di accoglienza.

Grazie al sostegno del Comitato Riace Premio Nobel per la Pace, abbiamo messo in piedi questo intervento murale. In questi anni di attività per la strada sono riuscito ad entrare in contatto con le comunità locali ed i passanti, i quali sono diventati parte integrante del processo creativo dell’opera, suggerendo idee e interpretando in maniera personale le mie immagini.

Anche in questo caso siamo venuti ad esplorare, a parlare con le persone, a capire meglio le dinamiche di questo modello d’accoglienza.

Sono a Riace. Ho trovato un paesino semideserto. Ma questo paese, per quelli che come me, credono nell’inclusione come risposta al fenomeno dell’immigrazione in Italia, è diventato un simbolo, una speranza. Questo murale vuole essere fuoco che tiene acceso la scintilla del cambiamento”.

Carlos ha da poco concluso l’opera e, durante una chiacchierata, ha scritto quanto segue: “Oggi torno a casa dopo essere stato a Riace per una settimana. Sono venuto fin qui per realizzare un murales a sostegno di Mimmo Lucano e del suo modello d’accoglienza.

E’ stato duro constatare come dopo l’esilio di Mimmo e lo smantellamento del cosiddetto modello Riace, il paese è tornato come prima: strade e piazze semi deserte, case abbandonate ed i pochi rimasti, sono costretti poco a poco, ad emigrare per trovare lavoro in altri paesi più grandi. Giorni fa, insieme alle persone che mi hanno accompagnato a Riace per questa operazione, ho avuto la fortuna di andare a trovare Mimmo: ci ha ricevuto a casa sua. Seduto vicino ad una stufa, in una stanza spoglia e circondato da persone a lui care, siamo rimasti a sentire i suoi racconti per diverse ore. Come gesto spontaneo, ha avuto la gentilezza di scendere a comprare la pizza e dei pasticcini per offrirli agli invitati.

Ho visto in lui una persona estremamente umile. Possiede la grinta di un ragazzino e l’innocenza di un bambino: i suoi occhi hanno lo sguardo di un sognatore. é evidente che questa vicenda dell’esilio lo ha portato un pò giù, ma allo stesso tempo ci ha fatto capire che non mollerà, che il suo ideale è più forte di tutte le difficoltà, e che continuerà a lottare. Ci ha raccontato le sue esperienze in politica. Ma i racconti più interessanti sono stati gli aneddoti legati agli anni della sua gioventù, ancora prima di entrare in politica.

Ho percepito in lui la luce dei grandi uomini, sono rimasto incantato con i suoi racconti: basta sentirlo parlare per abbracciare l’idea che una società più giusta è possibile. Questo incontro è stato per me una enorme lezione di vita. Abbiamo parlato tra le tante cose, di questa operazione artistica. Gli ho detto che la sua determinazione è stata di esempio per tutti noi.

Ho spiegato che questo murales vuole far conoscere il suo nome e far conoscere ad altre persone, non solo in italia ma in tutto il globo, il suo modello, la sua proposta di una nuova società più giusta. Ho visto il suo entusiasmo quando ha visto la foto del murales. Ha voluto raccontarci del suo recente incontro con Win Wenders.

Oggi lascio Riace con un sapore amato in bocca, però con la consapevolezza che in tempi come questi, abbiamo bisogno di non mollare, di continuare a combattere con l’arma più poderosa che abbiamo: la bellezza”.

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