“Loro cancellano ma noi riscriviamo da capo”, cantano i Colle der Fomento nel loro ultimo capolavoro, “Adversus”, dell’omonimo disco. Un’attitudine propria di chi non vuole essere messo a tacere da nessuno, specie se quello che ha da dire è fondato, sensato e indispensabile. Un’attitudine propria della strada, specie di quelle strade che sono il simbolo della nostra memoria non solo cittadina ma anche italiana.
È il caso della Darsena di Milano, un posto che nella memoria di tutti porta un solo nome, quello di Dax, e un pasticciaccio brutto, quello di molteplici realizzazioni, altrettante coperture e della promessa disattesa del murale a lui intitolato, il tutto a opera del Comune di Milano, senza particolari distinzioni di colore e orientamento politico. Oggi, per la quinta volta in 16 anni, il volto di Davide Cesare e le parole di lotta che da sempre lo ricordano, sono ricomparsi alla Darsena, dove Volks Writerz, Ivan e Chekos, nell’ambito del progetto Wiola Viola, hanno “riscitto da capo” la storia, riprendendosi da sé quel muro rubato, promesso e mai ridato.
Ma andiamo con ordine. La prima versione del murale risale al 2003 quando, durante un’iniziativa antifascista di informazione sui fatti della morte del giovane fuori dal centro sociale ORSo, compaiono il volto e le scritte che noi tutti vedevamo almeno una volta alla settimana, il sabato pomeriggio, quando la giornata era scandita dalla presenza della fiera di Sinigaglia nella versione post 2005.
Ma a quattro anni di distanza, ossia nel 2007 della giunta Moratti, mentre il Padiglione d’Arte Contemporanea apriva le sue porte alla prima grande mostra di Street Art intitolata “Street Art, Sweet Art”, alla Darsena veniva per la prima volta cancellato il pezzo storico. Eppure, si sa, azioni di questo tipo hanno vita breve e, a pochi giorni dalla cancellazione, il volto di Dax ricompariva in piazza Vetra insieme a quello del comandante partigiano Giovanni Pesce, mancato proprio nell’estate di quell’anno.
Il 2008 è tuttavia l’annus horribilis che vede la copertura non solo (e per la seconda volta) di Dax ma anche di un altro storico pezzo, quello apparso nel 2001 in via Bramante, di fronte all’ex Bulk, e dedicato a Carlo Giuliani. Ma, ancora una volta, gli artisti e i centri sociali non ci stanno e per la terza volta, nel 2011, il volto di Davide riappare in Darsena, per essere tuttavia nuovamente cancellato a fine 2014 in occasione dei lavori di rifacimento della zona in vista di Expo 2015.
Giunti a questo punto, e in piena giunta Pisapia, pare che si apra uno spiraglio in una faccenda più simile a una barzelletta che ad altro: “Sono già stati presi accordi con i writer per un nuovo graffito a fine lavori”, dice il Comune. Lo stesso che, nel 2015, fa sapere: “Il consiglio di zona 6 ha concesso il patrocinio (gratuito) per l’iniziativa, che si terrà dal 15 settembre al 15 ottobre, di «attività pittorica murale in luogo pubblico e commemorazione e valorizzazione della storia antifascista di Milano. Nel bozzetto (che pubblichiamo) sono raffigurati da sinistra verso destra: Davide Dax Cesare con testo esplicativo di chi era e che cosa gli è successo, corteo commemorativo, la scritta “Dax”, il simbolo riconosciuto a livello internazionale dell’antifascismo, l’immagine commemorativa dell’ingresso dei partigiani a Milano, i volti di Onorina Pesce e Giovanni Pesce».
Dite che la promessa sia mai stata mantenuta? Ecco perché oggi, dopo un altro piccolo intervento risalente al 2018, Ivan, Chekos e i Volks Writerz sono tornati in quei posti per chiudere il cerchio. La notizia è rimbalzata sui social gli stessi che vengono usatidagli artisti del movimento Wiola Viola per far conoscere le sue attività e le sue prese di posizione. Proprio su Facebook, infatti, di quest’ultima è possibile leggere:
“Ricevo da amici e amiche che mi chiedono di farlo girare.
Un pezzo in più nella città che mi piace, viva, colorata, dinamica, ribelle e che preferisce il ricordo, i valori sociali e politici all’interesse economico. La Darsena torna ad essere popolare e antifascista.
“Milano città simbolo di Lotta, Resistenza e Antifascismo reclama oggi i suoi spazi culturali e le sue strade nel cuore della nostra città. Perché è dal cuore dei nostri quartieri che nasce e resiste un’idea di società libera, solidale e multiculturale. Il riscatto dei muri che oggi decoriamo e consegniamo alla memoria collettiva della nostra città, è frutto del lavoro e dell’impegno di artisti e compagni da decenni attivi a dare luce alle ombre del nostro paese. Un luogo che restituiamo alla storia comune delle nostre lotte e dei nostri territori, oggi lottizzati dalle logiche del potere e dell’oppressione che il governo politico di questa città afferma nella sua quotidianità di privilegio, oppressione dei più deboli e disprezzo per la marginalità.
Un muro, quello della Darsena di Milano, da sempre esempio di muralismo e memoria cittadina fin dai primi anni ’70; uno spazio che ieri era un luogo di racconto ed espressione libero nella nostra città, oggi sottratto con il ricatto ai compagni ed agli artisti di Milano, promesso con l’inganno dalle ultime due giunte politiche e mai riconsegnato davvero alla città. Perchè anche scrivere la nostra storia per le strade, in tutte le sue forme, è il motivo per cui stiamo insieme e resistiamo di fronte alla barbaria dell’autorità.
Arriveremo in alto spingendo ogni passo dal basso perché la legittimità di questi luoghi sta nella partecipazione, nell’impegno militante, in una società che si governa senza bisogno di delega alcuna. Il fallimento delle politiche culturali di chi al governo della città è chiamato a rispondere per privilegio e partito, è oggi sotto gli occhi di tutti; ma il nostro sguardo segue sempre la nostra testa e, come lei, resta sempre alto.
Oggi e per sempre accompagniamo il ricordo di Davide Cesare e di tutte i compagni e le compagne che hanno speso la loro vita per la libertà. Perchè le lotte di ieri, sono l’impegno di oggi è il cammino domani. Un futuro migliore passa anche per le nostre parole, i nostri colori, la voce dei muri dei nostri quartieri.
Con Dax nel cuore
neomuralisti, poeti di strada, i compagni e le compagne”.”.
E, ancora:
“Mi presentai in città parlando ai giornalisti dopo aver fatto uno stancil su questo muro. Dax é tornato a casa, e spero che il comune di Beppe Sala (con tanto di tag, ndr) lo lasci in pace, e che preferiscano una città decorata, viva, militante a una decorosa, grigia, asettica”.
[URIS id=5612]