Ci hanno abituati a grandi festival estivi, con musica, sole, tanta gente che cammina per le strade e, alle spalle, macchine organizzative capaci di tutto. Le stesse che, in grado di attrarre artisti da tutto il mondo in progetti giganti, hanno tuttavia poco a che fare con le realtà locali in cui operano.
Eppure, nonostante la presenza di artisti internazionali e il relativo successo (mediatico e non), lo stesso non si può dire della seconda edizione di 167 Art Project che si è da poco conclusa nel cuore del quartiere 167B di Lecce, zona stadio. Qui, dal 17 novembre al 2 dicembre scorsi, 167B Street, laboratorio dedicato all’arte nel cuore della 167 B di Lecce, ha chiamato a raccolta tre artisti di fama internazionale che hanno lavorato sulle facciate delle palazzine del posto realizzando opere connotate da un’attenta lettura sociologica del luogo e della realtà circostante: terra e mare, infatti, sono stati i due percorsi di ispirazione concettuale e visiva cui sono stati chiamati a lavorare Dimitris Taxis di Atene, Sabotaje Al Montaje delle Canarie e Farhan Siki, artista indonesiano.
Non solo. Il progetto, infatti, reduce del successo e della sentita accoglienza dell’anno precedente, si è collocato in una linea di continuità e di forte autodeterminazione della comunità della zona: la comunità parrocchiale San Giovanni Battista, per la precisione che, nella persona di don Gerardo Ippolito, ha richiesto a gran voce (e finanziato) un progetto di riqualificazione e di rigenerazione dei volumi periferici.
Non è un caso: il centro parrocchiale San Giovanni Battista, che pure si presenta come un’opera di architettura contemporanea tra le più significative del Salento, sia grazie alla mano di artisti come Mimmo Paladino e Armando Marrocco, sia per la rappresentazione e il risultato d’insieme che gli architetti Franco Purini e Laura Thermes sono riusciti a ottenere da una struttura che definisce un’architettura capace di costruirsi come “totalità”, è situato all’interno del quartiere 167. Un quartiere costruito alla fine degli anni ’70 per soddisfare le numerose richieste di case popolari e, per questo, caratterizzato da grandi edifici anonimi, ulteriormente “imbruttiti” dal fatto che quelle stesse strade sono state testimoni involontarie dei peggiori anni ’90 a causa della trasformazione della scuola elementare “Zimbalo” nell’ “aula bunker” seminterrata dove si svolsero tutti i processi contro la quarta mafia della sacra corona unita. La militarizzazione del quartiere e il lento abbandono delle uniche attività commerciali della zona portarono così a una sorta di “glaciazione” sociale che solo molti anni dopo, grazie ad interventi di valorizzazione delle piazze, delle strade e del verde pubblico, si sciolse, iniziando così a intravvedere un’attenzione maggiore verso questo pezzo di città.
Ed è proprio qui che si colloca la seconda edizione di 167 Art Project, con le opere di Dimitris Taxis, Sabotaje Al Montaje e Farhan Siki. “Il primo – raccontano gli organizzatri – attraverso il suo murale ha raccontato il momento della raccolta di uva, in un “frame” rappresentativo: “Viktoria”, questo il titolo della sua opera, è un’immagine quasi romantica, dai toni caldi e delicati, che mette al centro di un panorama salentino nel periodo della vendemmia una donna nell’azione di cogliere l’uva. Una sintesi senza tempo, che racconta, a colpo d’occhio, la relazione di scambio tra l’uomo ed il suo ambiente, ispirando lo spettatore ad un senso fortemente identificativo e ad amare la propria terra, prendendosi cura di lei.
Sabotaje Al Montaje, l’artista che ha vissuto tutta la sua vita sul mare delle Canarie, è invece particolarmente sensibile a tematiche ambientaliste. Sul suo muro ha infatti puntato lo sguardo sulla problema relativo all’ inquinamento delle acque. La raffigurazione, monumentale, di un uomo intento a guardare il suo pescato, mette in luce la presenza di tappi di plastica pescati dal mare al posto dei pesci. Ancora una volta la sensibilità per le tradizioni, l’attività della pesca ed il legame con il luogo, il mare, divengono percorsi artistici con cui esprimere il presente e le sue dinamiche critiche e conflittuali.
Farhan Siki, infine, ha dato avvio ai “lavori”, con la sua sorprendente visita, lasciando per la terza volta nel Salento, il suo indelebile segno sui muri del quartiere, creando un dipinto astratto, similmente ad una trama di alfabeti che mescolandosi e sovrapponendo, alludono alla bellezza della contaminazione dei linguaggi”.
Menzione particolare (o, come si dice, big up) va a 167B Street: un nome ispirato all’omonimo quartiere, diretto da Ania Kitlas e CHEKOS ART, che costituisce da oltre 10 anni un reale motore di ricerca e sperimentazione dell’arte urbana, muovendosi fra le crepe e gli intonaci della vita comune. In collaborazione con numerosi artisti, operatori culturali, collettivi artistici, affina nuove concezioni dell’abitare, ed attraverso l’utilizzo di nuovi spazi e linguaggi, accompagna l’evoluzione sociale e geografica dei luoghi in cui opera.
[URIS id=5425]