Lo Start Festival-Welcome to Pisa, rassegna di arte pubblica made in Pisa, è giunto quest’anno alla sua seconda edizione. Venti murales, realizzati proprio nella città che nel 1989 Keith Haring volle omaggiare con “Tuttomondo”, vanno oggi a costruire un vero e proprio dialogo con l’arte e le architetture del presente e del passato che, da sempre, impreziosiscono la bella città toscana.
La rassegna, organizzata dall’associazione START – Open your eyes e curata da Gian Guido Maria Grassi (classe 1988 e studente dell’Università di Pisa), si compone di una serie di interventi murari permanenti eseguiti sulle pareti esterne di scuole e altri edifici pubblici e privati nel quartiere di Porta a Mare, tradizionale porta di accesso alla città toscana in direzione del litorale. Qui undici artisti, figurativi e astratti, nel corso delle due edizioni del festival hanno prestato il proprio linguaggio artistico alla galleria urbana della rassegna, facendo del muro l’amplificatore dei precetti di un manifesto artistico che ha rappresentato una svolta nel mondo dell’arte contemporanea.
E così, gli interventi di Moneyless, Alberonero, Ozmo, Tellas e Gaia, si sono oggi aggiunti i murales di Fra32 e Beast, Imos, Rusto, Aris e dell’ucraino AEC Interesni Kazki. Le opere murarie spaziano dal graffitismo al post-graffitismo, passando attraverso il tocco degli artisti figurativi: un caleidoscopio di sensibilità artistiche differenti, dunque, che mettono a nudo il fermento culturale che agita l’arte urbana. Gli artisti hanno omaggiato la città di Pisa realizzando anche alcuni interventi sui piloni del tratto sopraelevato della SGC Firenze-Pisa-Livorno, nel punto in cui interseca la Darsena pisana a Navicelli, area caratterizzata da un’intensa attività cantieristica. Un luogo di libertà dove i writer e gli street artist si sono potuti esprimere senza censure, restituendo così alla comunità uno spazio ormai dimenticato.
Una trasformazione urbanistica, quella vissuta dal quartiere di Porta a Mare, che risponde al dovere dell’arte di farsi mezzo di city-beautification, creando un percorso fisico e ideale fra il murale “Tuttomondo” di Keith Haring e le opere realizzate in occasione della rassegna.