“Mochilero”, il viaggio nelle opere di otto artisti con lo zaino sempre in spalla

di anotherscratchinthewall

Otto artisti, otto viaggi, otto mete. Tutto (e tutti) rigorosamente con lo zaino in spalla o, come si dice in spagnolo, “mochilero”: così Alvarez, Atoche, Collettivo FX, Falsini, Hopnn, Jerico, JB Rock e NemO’s sono diventati i protagonisti, non a caso, di “Mochilero 8 prospettive di viaggio”, la mostra organizzata  da StudioSotterraneo con la collaborazione di Simona Pandolfi ed Emanuela Robustelli, dal 24 febbraio all’11 marzo. Una collettiva con opere di urban artists che sono soliti viaggiare di città in città, camminando con lo zaino pieno di vernici e rotoli di carta e a stretto contatto con le comunità locali

“Dipingere la strada – raccontano gli organizzatori – è una scelta, una filosofia di vita, che accomuna tutti gli artisti in mostra, abituati dal nord al sud d’Italia a usare le lunghe superfici dei muri come mezzo espressivo delle proprie ricerche. Spesso scelgono strutture abbandonate, archeologie industriali, mura periferiche dimenticate, zone degradate ai margini della città”.

L’arte assume così una forte componente sociale, attraverso la quale gli artisti non si limitano ad abbellire la città (o, peggio, ad arricchirne l’arredo urbano), ma instaurano un dialogo con gli abitanti dei quartieri, rendendoli partecipi dell’opera fino, in alcuni casi, a elevarli a modelli da dipingere. Solo così l’arte diventa di tutti, è visibile a tutti, mentre si passeggia o dal finestrino del tram: il contesto urbano cambia e, con lui, anche la comunità e l’artista.

Io ho avuto il privilegio di parlare con quattro degli artisti – mochileri in mostra, Luis Alberto Alvarez, Carlos Atoche, Collettivo FX e NemO’s, autori che hanno fatto del viaggio parte integrante del loro lavoro,  lasciando ovunque il proprio inconfondibile segno.

Come nasce l’idea della mostra?
NemO’s: La mostra nasce con l’intento di riunire persone – amici che dipingono per strada e che vivono una vita itinerante. Quasi come i nomadi si spostavano a seconda delle stagioni piovose o inseguendo le mandrie così questo tipo di vita ci porta a spostarci e a migrare verso luoghi nuovi da dipingere.
Luis Alberto Alvarez: La mostra è frutto del bisogno inevitabile di condividere non soltanto un movimento artistico, bensì un fenomeno sociale che influisce o che trasforma il modo di percepire l’arte e lo spazio. La mostra “Mochilero” rappresenta un portale verso l’arte di strada.

Come si strutturerà?
Luis Alberto Alvarez: Il microcosmo affronta il macrocosmo: l’arte esposta in grandi spazi è qui raffigurata nella dimensione ridotta della galleria. Saranno esposti i lavori più intimi di ognuno degli otto artisti partecipanti, accompagnate dalla presentazione di un catalogo che raccoglie le fotografie dei murales degli stessi artisti.

Qual è il “kit” di un artista mochilero? Cosa porta sempre con sé?
Collettivo Fx: E’ la mentalità: muoversi, incontrare, confrontarsi, arrangiarsi e condividere.
NemO’s: Credo che ogni “artista” si porti dietro il minimo indispensabile
Viaggiando, più si è comodi e leggeri meglio è. Io di solito viaggio quando posso in macchina, che è sempre piena di pittura, rulli pennelli e aste, e poi mi porto una tenda e un saccoapelo. Quando non viaggio in macchina la mia valigia è sempre piena di pennelli e rulli e materiale per disegnare.
Luis Alberto Alvarez: Volontà, coscienza, pennelli, colore, acqua e tanto amore per la strada.
Carlos Atoche: Materiali, cibo, acqua, una giacca in più… sopratutto la consapevolezza che porterà con sé la giusta misura di materiale di cui avrà bisogno per la giornata, nel minor peso possibile.

Qual è l’aspetto più bello del vostro lavoro?
Collettivo Fx: Quello che è al di fuori del nostro lavoro: cioè quello che sta prima, la storia, e quello che sta dopo, cioè quello che a volte riusciamo provocare: una riflessione, un provocazione, un osservazione, un riscoperta di una storia e, perché no, una polemica pesante.
NemO’s: Io non mi sento legato a un luogo o ad una terra in particolare: sono una persona molto curiosa, mi piace la solitudine e allo stesso tempo conoscere e stare con persone nuove, diverse, di differenti culture
Viaggiare ti porta a conoscere molte persone ma anche a stare in solitudine. Questi due aspetti sono fondamentali per me: credo che la cosa bella sia proprio scoprire realtà nuove, persone, culture, odori, ecc.
Luis Alberto Alvarez: La co-creazione: la condivisione collettiva della coscienza artistica con il popolo. L’artista diventa il popolo e il popolo diventa l’artista.
Carlos Atoche: Le espressioni e le domande dei bambini, le storie intime della gente che abita la strada. Capire come i suggerimenti e le riflessioni dei passanti possono influire con lo sviluppo dell’opera, e cosa può dare l’opera allo stesso passante. Forse è una visione troppo romantica la mia, ma sono convinto che la pittura per strada può cambiare la energia dello spazio e delle persone che la abitano. E poi la strada ti rende man mano, una specie di antropologo esistenziale della società, ed un canta-storie per conseguenza.

C’è qualche incontro con le comunità con cui lavorate che vi ha lasciato qualcosa di forte, vi ha fatto cambiare idea o abbattere qualche muro?
Collettivo Fx: Credo che abbia quasi ragione Bukowski: “Le persone sono lo spettacolo più bello del mondo e non si paga il biglietto”. “Quasi” perché non sono uno spettacolo, sono veri e trasmettono verità. È brutto quanto la comunicazione, la divulgazione, la propaganda commerciale e la pseudopolitica maltrattano continuamente le persone dicendo cosa devono fare, cosa devono comprare, con continue opinioni e prese di posizione. Un accanimento nevrotico pesantissimo a cui riusciamo incredibilmente ancora a sopravvivere.
NemO’s: Ogni viaggiatore porta dentro di se le storie che ha vissuto. Di solito quello che mi rimane e ricordo con maggior nostalgia sono gli incontri casuali con le persone del posto, semplicemente ascoltando le parole di chi ha vissuto in un posto diverso dal mio. Ovviamente non si può fare un discorso generico come se chi viaggia fosse una categoria precisa: io ti ho raccontato quello che secondo me e secondo la mia esperienza vuol dire viaggiare. Il viaggio è un “percorso” che a seconda della persona che lo fa prende forme diverse e significati personali sul carattere di chi lo vive.
Luis Alberto Alvarez: E’ inevitabile non modificare la propria essenza quando si lavora in strada, la strada ci insegna che abbiamo ancora molto da imparare e non c’è cosa più valorosa che poter crescere con le realtà più umili e autentiche di una città. La street art sempre ci lascia nel cuore il pianto e il sorriso di una comunità.

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