Ormai è abituata a salutare i suoi amici con “Kalimèra”, ma Allegra Betti van der Noot è milanese. Eppure, da qualche anno a questa parte, è stata “adottata” dalla Grecia: tanto che dal 21 gennaio al 15 febbraio prossimi terrà la sua prima mostra personale, “Retinal Vision | Act II” alla Dépôt Art Gallery di Atene.
Nella sua mostra Allegra presenta 22 opere inedite e site specific, interamente realizzate in residenza ad Atene. Tre grandi tele e installazioni, composte di 44 frammenti, nelle quali coesistono pittura, scultura e sperimentazione. Monocromi tonali, bianco e nero, toni essenziali e combinazioni articolate. Le opere in mostra, dialogando fra loro, intrecciano una fitta trama onirica che conduce chi guarda attraverso un percorso non solo estetico, ma anche intellettivo-interpretativo. Laureata in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, dal 2008 Allegra partecipa a numerose mostre personali e collettive in Gallerie, spazi istituzionali e spazi non convenzionali europei, mentre dal 2010 realizza lavori site specific e di arte pubblica in Brasile, Europa e Stati Uniti. Dal 2014 ha realizzato cinque importanti opere di arte pubblica in Grecia.
Come nasce la tua personale ad Atene?
Nasce durante uno dei miei frequenti viaggi in Grecia, dove l’incontro con Dépôt Art Gallery ha reso questo lavoro non solo possibile ma unico e stimolante. Sulla base del mio lavoro, già di natura nomade e site specific, mi è stato proposto di produrre una mostra “ex novo”, con sperimentazioni tecniche che non avevo mai avuto il tempo o lo spazio per approfondire altrove. La mostra, dunque, è una messa in scena del mio mondo “retinico”, il perenne tentativo di afferrare e rappresentare ciò che si può vedere solo ad occhi chiusi, una visione dall’interno.
Come mai hai iniziato a dipingere ad Atene?
Nel 2016 sono stata invitata a dipingere per l’Athens Streetart Festival, esperienza grandiosa per me, soprattutto per la libertà espressiva che lo caratterizza. Dopo il muro ad Atene mi hanno adottato in quanto greca nello spirito e ho ricevuto altri inviti, tra questi, quello a creare una mia prima personale in Grecia coerente con il mio modus operandi Site Specific. L’esperienza di lavoro in residenza è stata stupenda e penso che senza questa modalità, non avrei mai fatto questi lavori così come sono.
Com’è fare Street Art a Milano, tanto più da donna?
In che senso? Complesso per chiunque, credo.
Com’è cambiato il mondo dell’arte nel sistema produttivo di Milano?
Sono nata, cresciuta e ho studiato a Milano, è casa mia, lì ho fatto i miei primi esperimenti di streetart. Mantengo il mio studio lì ma lavoro molto di più altrove. Per me Milano è un buon posto per il lavoro, in generale, ma è anche una città che, con il suo pragmatismo, uccide un po’ la mia creatività: è un buon posto per produrre ma non è il posto per l’ispirazione.