Lui si chiama Giancarlo Siani ed è un giornalista napoletano. Il 23 settembre 1985 è stato ucciso dalla Camorra proprio sotto casa sua, in via Vincenzo Romaniello nel quartiere napoletano del Vomero. Lei si chiama Irma Bandiera ed è una staffetta partigiana di Bologna. Catturata dai fascisti, è stata torturata e infine fucilata al Meloncello di Bologna il 14 agosto 1944. Entrambi sono diventati i simboli della lotta e della resistenza contro l’odio e l’oppressione: per ricordarli il duo milanese degli Orticanoodles ha deciso di rappresentarne i volti sui muri delle rispettive città natali. Un lavoro di memoria e tradizione, che è stato reso possibile dal nuovo sistema di sottoscrizione popolare rappresentato da crowdfunding e Corporate Social Responsibility.
Il primo murale che, in ordine di tempo, verrà realizzato sarà proprio quello dedicato al giovane giornalista napoletano. A trentun anni dalla morte di Giancarlo Siani, l’Osservatorio sulla Creatività Urbana Inward ha infatti voluto realizzare un murale che raccontasse la vita, e non la morte, del giornalista pubblicista napoletano ucciso dalla camorra il 23 settembre 1985, qualche giorno dopo aver compiuto 26 anni. Tutto nasce dagli abitanti del quartiere, molti dei quali sono cresciuti assieme al giovane Giancarlo: “C’è stata la ferma volontà – mi racconta Silvia Scardapane, collaboratrice Inward che ha seguito il progetto assieme al direttore Salvatore Pope Velotti – da parte di tutte quelle persone che abitavano nello stabile di Giancarlo di ripristinare il muro di cinta a pochi metri di distanza da dove è stato ammazzato: un modo per ricordare quel luogo come sito della memoria, come un luogo in cui ritrovare Giancarlo e i suoi messaggi di amore per la coscienza civica e per la legalità che da buon giornalista ricercava sempre”.
È così che gli abitanti dello stabile realizzano un gruppo su Facebook, “Un fiore per Giancarlo Siani”, per potere piantumare degli alberi e rendere l’intera zona gradevole. Ma, pensando alla creatività urbana, la Street Art ha avuto gioco facile: “Trattandosi di Siani, volto simbolo di Napoli – prosegue Silvia Scardapane – abbiamo pensato a un artista che potesse interpretare al meglio i suoi mille volti: la scelta è caduta su Wally e Alita degli Orticanoodles, che non hanno mai lavorato in Campania ma che hanno accettato di buon grado di lavorare con noi”. Come? Con la più moderna delle sottoscrizioni popolari, il crowdfunding: “La scelta di crowdfunding – spiega Silvia Scardapane – nasce dalla necessità di parlare ai giovani con un linguaggio giovane: a fine giugno abbiamo così messo su Derev la sottoscrizione e, dopo un lungo periodo di gestazione, possiamo dire con orgoglio di essere a più di 5.500 Euro sui 7.000 che ci eravamo prefissi”. Il crowdfunding chiuderà tra quattro giorni, in tempo per concludere l’opera in vista del prossimo 23 settembre, quando cadrà il 31esimo anniversario della morte di Giancarlo. “I colori che abbiamo scelto – chiosa Silvia Scardapane – sono il verde e il grigio. Una scelta non causale: il verde è il colore del bene e del benessere, oltre che della sua Citroën Méhari su cui è stato assassinato, mentre il grigio è simbolico dell’inchiostro della sua macchina da scrivere”.
A “Mimma”, suo nome di battaglia, è invece dedicato il ritratto a strisce blu, arancioni e rosse che gli Orticanoodles realizzeranno nell’ambito dello Street Poster Art Festival Cheap a Bologna per Irma Bandiera. “Abbiamo iniziato il progetto di un wall con il volto della partigiana Irma Bandiera – mi spiega Sara Manfredi di Cheap – perché crediamo che Bologna meriti di ricordare un pezzo della sua storia migliore, quella della Resistenza. Curare progetti di Street Art o di public art significa intervenire sul paesaggio urbano della città, in questo caso intervenire anche sulla memoria, sulle radici antifasciste della nostra storia repubblicana e sul prezzo delle nostre attuali libertà: per cui il volto di una partigiana, di una donna, di una combattente. Personalmente, mi piace pensare che un intervento di questo tipo possa raccontare uno dei frammenti più dignitosi della nostra identità collettiva e farlo magari a chi arriva in questo paese (spesso inospitale) senza sapere nulla della nostra storia: idealmente, raccontare chi era Irma Bandiera significa rivendicare per tutti un paese che costruisca davvero il proprio patto di convivenza civile sui valori dell’antifascismo, antirazzismo e antisessismo”.
A differenza di Napoli, l’incontro tra Orticanoodles e Cheap non è nuovo: “L’incontro – prosegue Sara Manfredi – è datato 2014: gli Ortica ci hanno fatto una bellissima proposta, il ritratto poliedrico di Roberto Roversi, proposta che abbiamo accettato e poi realizzato per la seconda edizione del festival al Pilastro, uno dei luoghi di Bologna a cui siamo più legate. Nel 2016 Orticanoodles hanno partecipato a XXV, una collettiva di street poster art on board, curata da Cheap per la quarta edizione. Nel 2017 vorremmo realizzare il progetto su Irma Bandiera. Quella di rinnovare la collaborazione con Alita e Wally è stata una scelta piuttosto scontata per noi: oltre ad un’evidente vicinanza umana, abbiamo apprezzato non solo il talento ma anche il fatto che siano dei professionisti – tecnica, puntualità, capacità di fare problem solving, autonomia e esperienza: praticamente, il sogno di ogni curatrice”.
Non rientra in questa categoria, invece, il reperimento dei fondi: ma Cheap ce l’ha fatta lo stesso. “Abbiamo partecipato insieme a Orticanoodles con il progetto su Irma Bandiera a La Buona Vernice – mi dice Sara Manfredi – una forma molto interessante di Corporate Social Responsibility realizzata da Renner, un’azienda di vernici dell’Emilia Romagna che ogni anno finanzia progetti socio-culturali con un meccanismo molto semplice e trasparente: c’è un contest online, chiunque può votare i progetti precedentemente selezionati esprimendo una preferenza, i primi 10 classificati ricevono dei fondi da Renner. Cheap ha condiviso il progetto con i partner, con le artiste e gli artisti che hanno partecipato al progetto in questi anni, con chi ha seguito il nostro lavoro: è arrivata da tutte e da tutti un feedback positivo, una risposta di rete che ha pagato in termini di voti sopratutto attraverso i social network. La partecipazione a La Buona Vernice ci ha così permesso di iniziare a fare cassa per il progetto: i 1.000 Euro raccolti sono solo il primo step, ora prevediamo di iniziare varie forme di fund-raising. Non abbiamo ancora scelto un muro e una location, lo faremo nei prossimi mesi: ovviamente, dovremo valutare in quale contesto urbano inserire il wall ma non credo che a Bologna avremo problemi di “accoglienza” rispetto all’adozione dell’intervento”.