Olimpiadi Rio 2016, lo street artist tedoforo e la mappa dei murales in città

di anotherscratchinthewall

Tutto è pronto: gli atleti si sono allenati per mesi, i campi di gioco sono stati misurati con attenzione “olimpica” e i tedofori hanno sfilato per tutta la città di Rio de Janeiro, portando la fiaccola fino al tripode del Maracanà. E proprio lì, tra i bambini delle favelas e gli adulti dei bei palazzi del centro, ci sono anche loro, i murales. Sì, perché nella capitale carioca l’arte di strada non è solo uno strumento di rigenerazione urbana (come ci piace dire in Italia), ma un vero e proprio stile di vita che allontana i più piccoli dal degrado, facendo loro conoscere i principi della legalità, della socialità e dell’amicizia.

Lo sa bene Marcos Rodrigo, in arte Wark da Rocinha, street artist molto noto a Rio. Al punto che il comitato organizzatore non solo lo ha insignito del ruolo di tedoforo per un tratto dell’Avenida Niemeyer, non molto distante dalla sua amata favela Rocinha, ma gli ha anche chiesto di realizzare alcuni soggetti dedicati allo sport in giro per la città, su spazi autorizzati. Merito del suo trascorso e dei suoi numerosi interventi nella capitale a favore dell’arte e dell’inclusione sociale.

Wark, infatti, è stato colui che ha aperto la strada al movimento della Street Art nella più grande favela del Brasile, Rocinha appunto, attraverso la fondazione dell’Instituto Wark, una scuola dedicata ai giovani del quartiere che vogliono imparare a fare arte. Con i suoi studenti, Wark crea opere d’arte pubblica che mettono in risalto i successi della comunità, ma soprattutto aiuta i più giovani ad avere fiducia in sé stessi, permettendo a ognuno di sviluppare il proprio stile e di portare così le proprie iniziative al servizio della comunità. “E ‘super interessante”, ha detto lo stesso Wark.

A beneficiarne è l’intera umanità che popola la favela: quest’ultima, infatti, segue passo passo i lavori dell’Instituto e spesso commenta e partecipa alla realizzazione delle opere, esprimendo il proprio apprezzamento o dissenso per quello che i ragazzi stanno realizzando live. E ora che i graffiti a Rio sono diventati legali (ma solo se vige il consenso del proprietario), non è raro vedere poliziotti e ufficiali fermarsi a godere dello spettacolo.

I suoi studenti, così, diventano degli artisti a tuttotondo, capaci di conoscere le tecniche artistiche ma soprattutto di immaginare un mondo migliore pur vivendo in una favela. Succede a Thayná Rodrigues, da poco entrata nella scuderia dell’istituto, che è diventata un vero pioniere tra le donne che fanno graffiti a Rocinha: all’età di 15 anni sostiene che il suo scopo è quello di rompere lo stereotipo che vede i graffiti appannaggio degli uomini.

E come Thayná e Wark ci sono tanti altri artisti che a Rio fanno Street Art. Al punto che, in occasione dell’inizio dei Giochi,  su Instagram è spuntata la mappa delle opere di Street Art in città. L’account @InstawalkRio, infatti, offre una mappa di oltre 50 opere d’arte urbana: qui si possono trovare, per esempio, le immagini del murale di 3.000 metri quadrati firmato da Eduardo Kobra, che ritrae i volti dei gruppi etnici provenienti dai cinque continenti, o la balena di legno, realizzata da Acme, su cui compare la scritta ‘Amore, gentilezza, bene’. Nel quartiere bohemien di Santa Teresa, invece, dove vivono molti artisti, si trova l’opera del cileno Jorge Selarón, che negli anni ’90 realizzò una scala con pezzi di mosaico e ceramiche colorate. L’immagine di ogni opera d’arte che compare sull’account @InstawalkRio è identificata da un numero, segnalato anche su una mappa dettagliata pubblicata sempre sullo stesso profilo.

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