È arrivato: da fine maggio scorso sul Laboratorio Sociale Occupato Autogestito Buridda di Genova campeggia il nuovo dipinto di Opiemme, artista che da sempre accosta alla poesia di strada le composizioni di calligrammi tipografici.
Ed è proprio quanto ha fatto anche sulla facciata del Buridda, architettura razionalista del 1937 firmata dagli architetti Camillo Nardi Greco e Lorenzo Castello e che a suo tempo fu la “Scuola della G.I.L. – Gioventù Italiana del Littorio”, commissionata proprio del fascio: condizione storica di cui Opiemme ha tenuto conto: la progettazione, come spiega lo stesso artista, è infatti avvenuta tramite una sottrazione che riuscisse ad equilibrarsi con le linee del palazzo, rispettandone al contempo le forme, al punto che le linee bianche tracciate richiamano un decorativismo di altri tempi, con una soluzione in grado di sposare la cifra stilistica dell’artista con le linee architettoniche.
Ecco dunque una cascata di lettere che si inanellano tra di loro e che spiccano sul colore scuro della superficie, rappresentata dalle alte lesene che corrono tutte attorno all’edificio cilindrico, e che culminano in alcune decorazioni sull’ultima fascia orizzontale della struttura. Un lavoro che, come spiega Opiemme, “è durato cinque giorni: i 270mq della facciata sono stati decorati utilizzando pertiche da 5 metri dal basso, dai balconi e dal tetto, un trabattello, una trentina di spray e una quarantina di litri di pittura murale al quarzo”. Sotto la guida di Opiemme, coadiuvato da Nath, hanno partecipato altre 10 persone, fra la preparazione e il taglio degli stencil, e la pittura del fondo. “Un piccolo ‘miracolo’ di impegno, passione e volontà”, l’ha definito l’artista.
Sì, perché l’intervento arriva all’alba di un ennesimo sgombero per il Lsoa di Corso Montegrappa 39, esecutivo dal primo giugno: un altro, a distanza di due anni, per il collettivo del laboratorio occupato che, dopo essere stato sgomberato dal Comune dalla sede di via Bertani, ha deciso di proseguire la sua avventura nello spazio del Buridda, rimasto inutilizzato ancora oggi.