C’è chi pensa che un writer, forse un po’ sfaccendato, un giorno si svegli, si faccia un caffè e sfogliando un’agenda pressocchè vuota decida di imbracciare le bombolette e recarsi su muro in qualche zona periferica della città. Qui, mosso dal sacro fuoco dell’ispirazione, molti pensano che dipinga i suoi deliri da acido con uno stile e un senso delle proporzioni del tutto perfetti. Bello, fa molto artista maledetto, ma state sicuri che non è così. Perchè? Date un occhio a quello che pensa Rendo.
Non siamo mai stati dei ragazzi sfigati, che non sapendo cosa fare della propria esistenza decisero di afferrare una bomboletta per iniziare a disegnare forme senza senso sui muri. I nostri lavori non sono mai stati il frutto di quello “spontaneismo” che in modo così ingenuo ci viene attribuito.
Ancora oggi qualcuno mi chiede se prima di dipingere su muro preparavo un bozzetto. È incredibile! Ancora oggi incontri persone che non sono in grado di capirlo senza che io glielo debba suggerire. È avvilente! Come quando mi viene chiesto se dipingevo di notte. Ma come avrei potuto fare certe cose al buio? Eppure questi preconcetti, che alcuni di noi cercano di sfatare con i fatti, continuano a esistere, perché sono tenuti in vita dal comportamento di alcuni pseudo artisti che ci si aggrappano per giustificare la debolezza della propria produzione artistica. Per molti recitare una parte è più facile che impegnarsi a creare arte.
All’inizio degli anni Ottanta si dipingeva pochissimo: non eravamo ladri di bombolette e quindi eravamo obbligati a comprarle grazie alle esigue mance dei nostri genitori. Ogni graffito che riuscivamo a realizzare non poteva essere sprecato proprio per la sua eccezionalità, quindi diventava fondamentale disegnare decine di bozzetti prima di scegliere quello adatto a essere riprodotto sul muro. Per quanto mi riguarda, passare molto tempo su carta mi permise di affinare lo studio delle lettere, di riflettere su quello che stavo facendo con la dovuta calma, permettendomi di arrivare in pochi anni allo sviluppo di uno stile totalmente personale. Non ho mai dipinto “tanto per farlo”. Ogni graffito su muro doveva servire a mostrare a quale nuovo stadio di maturazione fossi arrivato, ed è questo, quello che io e la maggior parte di noi faceva.
Per questo come writer sono abituato a comprendere facilmente la genuinità del lavoro artistico altrui. Riesco facilmente a depurarlo da tutto quello che di folkloristico gli gira attorno. Non mi faccio impressionare da chi “si veste da writer, si comporta come un writer, e cerca di fare il misterioso”. Se un lavoro lo giudico pessimo, non cambierò idea. Soprattutto se a farlo è stato un individuo che tutti considerano cool. Un artista va giudicato per quello che sa veramente fare, il resto lo lascio a chi ama la recitazione.