Il nostro cosiddetto movimento non è affatto, come chi lo vede da fuori pensa, composto da una comunità di individui disposti a spalleggiarsi a vicenda in nome di chissà quale spirito di fratellanza.
Ogni artista gioca la propria partita puntando all’eccellenza, sapendo di far parte di un sistema in grado di giudicarlo in base al merito derivante dalla qualità delle opere prodotte.
Nel 2010, durante l’inaugurazione della mostra collettiva “La forma delle reti”, ebbi la dimostrazione di quanto fosse vero quello che pensavo. Gli artisti scoprirono, con estremo rammarico, che i giornalisti intervenuti all’evento non erano affatto interessati alle loro opere, ma a raccogliere delle opinioni in merito a un evento di cronaca che aveva interessato l’artista Bros, che in quella mostra oltretutto non esponeva. In molti risposero alle domande in modo piccato e al limite dell’insulto verso Bros e anche verso i giornalisti che forse in buona fede si attendevano una levata di scudi in suo favore. Che, ovviamente, non avvenne.
Chi raggiunge la maturità artistica diventa un’entità a sè, strutturata in modo da non sentire più il bisogno di appoggiare a qualunque costo le istanze del gruppo di appartenenza. Anzi, differenziarsi diventa sempre più un’esigenza percepita come fondamentale per la propria crescita personale e artistica.