A spasso tra i “pezzi” di Isola con Waam

di anotherscratchinthewall

Come Napoli, Roma e tante altre città d’Italia, da qualche tempo a questa parte anche Milano ha il suo tour dedicato alla street art. Si chiama Milano Street Art ed è promosso dal gruppo Waam, Walk alternative art Milano.

Quella delle passeggiate urbane alla scoperta dei “pezzi”, spesso opere di grande pregio realizzate da artisti internazionali, è ormai diventata una vera moda, oltre che un evento culturale riconosciuto e apprezzato dagli utenti (cittadini e turisti) più curiosi. Così ho deciso che anche io, prima o poi, avrei preso parte a una di esse, ed ecco che lo scorso 26 settembre ho contattato Waam per fissare un tour. Mi ha risposto Veronica, laureata con una tesi in street art e per qualche tempo collaboratrice di Pao, che è una delle coordinatrici di Waam, assieme a Federica e Giulia. È stata lei che, con ottima conoscenza dell’argomento e professionale disinvoltura, ci ha portato per le strade del quartiere Isola di Milano alla scoperta di un vero e proprio movimento artistico e sociale.

Dopo una prima spiegazione storica (ma per nulla pedante), Veronica ha definito e distinto i termini “graffitismo” e “street art”, declinando, con dimostrazioni dal vivo, le tecniche più utilizzate per ciascuno dei due termini. Ma dopo la breve lezione è arrivata una parte ancora più bella: scovare sui muri, sui cartelli stradali, per terra e nei cortili tutti gli esempi che ci capitavano a tiro di graffitismo e street art. Ed ecco comparire in via Pepe, da cui è partito il giro, uno dei primi esemplari del pinguino di Pao, non ancora trasposto su paracarro ma in versione bidimensionale e monocroma, assieme a un tombino, sempre di Pao, del progetto “A world of Details”. All’angolo con via Cola Montano c’è uno dei tanti occhi de La Pupazza, ma il bello deve ancora venire: qui infatti, oltre all’omaggio di Pao a papa Francesco e ai personaggi di Hello Spank per “A world of details”, si trova infatti una delle più prestigiose gallerie di street art di tutta Italia: è la Don Gallery, che sfoggia ancora un vecchio pezzo di Rendo. Il tour prosegue poi in via della Pergola dove, non a caso, una volta sorgeva il centro sociale Pergola: chiuso nel 2009, dopo un lungo e travagliato periodo caratterizzato da incuria e abbandono, è ora un centro polivalente abbellito, tra gli altri, dai pezzi di Microbo, El Gato Chimney e Ozmo. Girando a destra si è in via Pollaiolo: qui a farla da padrone sono Zibe verso il locale Frida, eTv boy (di cui rimane un vecchio quanto scrostato pezzo) nel bel mezzo di piazzale Archinto. E ancora, Uno in via Sebenico e infine il bellissimo esempio di C215, il francese re incontrastato dello stancil: qui, oltre ad avere realizzato una serie molto bella di ritratti apparsi a più riprese sulle caselle delle lettere, ha riprodotto “Giuditta e Oloferne” di Caravaggio con una serie infinita di macherine. E così, con questo capolavoro sito in via de Castilla, si conclude il tour.

Ma Waam è anche altro. Le visite guidate “alternative” di Milano si prefiggono infatti il triplice compito di offrire al pubblico un grand tour basato sulla filosofia del Tod, Tour on demand, di creare una mappatura del territorio e delle sue manifestazioni artistiche e, attraverso la riscoperta del passato, realizzare un grande archivio fotografico che possa generare nuove idee e nuova cultura. Ed ecco che, a fianco della street art, Waam offre percorsi tradizionali, per assaporare il meglio della città riscoprendone la bellezza e la storia, e tour originali, studiati per vedere la città da un punto di vista insolito: rincorrere le trasformazioni urbane di Milano che si prepara all’Expo direttamente dal cantiere di Porta Nuova, esplorare la Milano sotterranea nelle cripte di San Giovanni in Conca, Sant’Eustorgio o San Nazaro, o ancora percorrere la città per via d’acqua con un itinerario sui Navigli e mappare le installazioni di luce di Dan Flavin in una chiesa alla periferia di Milano.

«Il tour di street art – mi spiega Veronica – tenta di avvicinare tutti alla conoscenza e alla comprensione di questa espressione, spesso criticata senza sapere bene di cosa si tratti esattamente, e spiegare che è un vero e proprio linguaggio con una serie di significati interessanti e profondi. Personalmente mi sono laureata con una tesi in street art e ho lavorato per un po’ di tempo nello studio di Pao: il fenomeno mi ha sempre affascinato quindi mi sembrava una bella idea proporre un tour per condividere i miei approfondimenti».

Qui le foto di Primo Vanadia, di arterivista.it

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