Street art in prima visione, su Sky Arte arriva “Muro” con Diavù

di anotherscratchinthewall

Inizierà domani, martedì 29 settembre, la nuova serie di Sky Arte HD “Muro”, prodotta con Level 33 in collaborazione con Il Fatto Quotidiano e interamente dedicata alla street art. Otto puntate in altrettante città italiane (Brescia, Ravenna, Roma, Olbia, Genova, Mosciano, Cava di Arcevia e Giffoni) che saranno raccontate, nei loro quartieri periferici a rischio di degrado urbano o sociale, attraverso gli abitanti stessi.

“Un’emittente televisiva italiana importante ed incentrata sulle arti come Sky Arte – mi racconta David Diavù Vecchiato, curatore del programma assieme a Matteo Maffucci – non poteva ignorare la street art, che ora spopola in tutta Italia oltre che nel mondo”. Per questo motivo, a fine 2013, Sky Arte aveva mandato in onda una serie di cinque episodi pilota dal titolo “Street Art”, presentata da Frankie Hi-NRG: questa comprendeva un talent, un programma che mostrava le varie tecniche dell’urban art e tre documentari. Tra questi ultimi era stato mandato in onda anche “Muro”, il documentario realizzato da Diavù per il progetto MURo Museo di Urban Art di Roma, di cui Diavù in persona è ideatore e direttore dal 2010. “Sapendo che avrei curato personalmente quel documentario – prosegue – oggi ho deciso di accettare la proposta di Matteo di curare una serie in cui mostrare cosa accade davvero quando vai a portare la tua arte in giro per paesi e città, quante relazioni umane e col territorio stesso si innescano, e quanto queste ti ispirano e influenzano la realizzazione dell’opera. Assieme a Matteo, che oltre ad essere un musicista è collezionista ed appassionato d’arte, curo anche la rubrica su ecomostri, strutture abbandonate ed urban art “RiFatto” su Il Fatto Quotidiano, e per questa condivisione di interessi il giornale ha deciso di collaborare alla serie “Muro” con alcune delle sue firme più prestigiose che ci aiutano in ogni episodio a comprendere quello specifico territorio”.

Perchè nasce il programma Muro di SkyArte?
Nasce perché se ne sente il bisogno secondo me. Si sente il bisogno di mostrare con chiarezza a chi ha iniziato relativamente da poco a conoscere la street art (come può essere in buona percentuale il grande pubblico televisivo) quali sono i diversi intenti di questa pratica artistica, quali potrebbero essere alcune sue potenzialità e quali storie ci sono dietro agli artisti e spesso quali emozioni ed ispirazioni fanno nascere alcune tra le opere più riuscite, o comunque coerenti col quartiere, il paese o la città in cui vengono realizzate. Partiamo intanto da un antefatto: un’emittente tv italiana importante ed incentrata sulle arti come Sky Arte non poteva ignorare la street art, che ora spopola in tutta Italia, oltre che nel mondo. Io sono un artista, non un regista o un autore tv, quindi so bene di cosa parlo quando mi occupo di urban art. Ecco, mettici pure che a me personalmente fare tv mi ha sempre incuriosito ed attratto per la sua enorme potenzialità di veicolare contenuti, quindi cultura e conoscenza, dote che ritengo poco sfruttata da autori impegnati a propinare soprattutto intrattenimento e idiozie rincoglionisci-popolo, ed ecco che hai tutta una serie di motivi per cui questa serie è nata.

Come sarà strutturato?
I documentari sono otto, ognuno girato in un differente luogo d’Italia, con un artista ospite, non residente nel nostro Paese, che viene a dipingere il suo murale. A sentirmi fin qui sembrerebbero tutti uguali lo so, invece dietro ogni opera d’arte, come i telespettatori scopriranno se li vedranno tutti, ci sono cause, sviluppi e storie molto differenti. Tra i protagonisti c’è Axel Void, al quale ad esempio ho raccontato la storia di Mosciano Sant’Angelo, paesino dell’Abruzzo nel quale fu abbattuta la chiesa della piazza principale negli anni Settanta per costruire una banca, e al quale abbiamo chiesto proprio di dipingere la parete superstite della chiesa restituendo simbolicamente questo luogo al paese. C’è poi Bezt degli Etam Cru che, assieme a Natalia Rak, sua compagna nella vita oltre che collega, dipinge una coppia di amanti costretti a stare separati sulle due pareti contapposte del palazzo del municipio nel centro di Caserta, un po’ come loro due quando girano per il mondo a dipingere in luoghi molto distanti tra loro. C’è poi Zio Ziegler al quale ho parlato della storia della cava dismessa di Arcevia e ha deciso di ridargli vita attraverso un suo murale che è un monumento alla natura, e ancora Buff Monster in Sardegna, Ella & Pitr ed Elian a Gaeta, Jim Avignon a Ravenna, ma anche artisti come Nicola Verlato o Gary Baseman, di certo né ex-writer né assidui frequentatori di festival o eventi di street art, ma non per questo non adatti a realizzare delle loro opere in strada per tutti, perché la serie parla di cos’è la street art e non di street artist, questi ultimi non so cosa siano. Per me esistono artisti e non artisti, senza strambe sottoetichette… io stesso, anche se prendo una telecamera in mano, non mi sento certo un videomaker o un autore tv; rimango se mai un artista con una telecamera in mano.

A chi si rivolge e cosa si prefigge il programma?
È una serie che, proprio come la street art, si rivolge davvero a tutti, perché parla di tematiche che ci riguardano tutti, mostrando come vengono maneggiate con più o meno cura da ogni artista a modo suo. Per intenderci, Jim Avignon a Ravenna impara a conoscere un quartiere emarginato perché più multirazziale di altri, quindi più difficile, e non può ignorare questa caratteristica nel dipingere la facciata di un palazzo lì. Nicola Verlato a Tor Pignattara a Roma si ritrova tra i romani veraci cari a Pasolini, tra cui suoi ex-attori o amici, che vanno in ‘pellegrinaggio’ a guardare il murale che sta dipingendo dedicato al poeta e regista su un edificio del quartiere. Ma, oltre alle interessanti storie personali di ogni artista e alle influenze che le città possono avergli donato e che noi mostriamo, con la troupe siamo andati in ogni luogo anche a seguire le varie realtà che si occupano di street art lì, tra festival storici e giovani associazioni, e a cercare di capire quali ragioni le muovono. Insomma, posso confessarti che partendo dallo stesso mix di amore ed urgenza che mi ha spinto decenni fa a scegliere di fare l’artista, ma anche ad iniziare nel 2010 il progetto MURo Museo di Urban Art a Roma, oggi ho deciso di curare una serie in cui ogni documentario è uno spaccato – mi auguro ricco – su un aspetto diverso di questo fenomeno. Inutile aggiungere che il risultato che vedremo su Sky Arte non è certo solo merito o colpa mia, bensì di una troupe di persone che ringrazio – dai produttori Umberto Chiaramonte e Matteo Maffucci ai direttori di produzione Max Leccese e Federico Girardi, al regista Francesco Lamonaca, a Carlo Fabrizio, Federico Mantova, Catia Cesarini, Daniele Fierro, Andrea De Giuli e mi spiace non nominatli tutti, ma ti assicuro professionisti molto capaci ad interpretare le mie direttive come a sopportare i miei diktat o i miei scleri, ma anche qualche capriccio dei miei amici e colleghi artisti.

Leggi anche:

Lascia un commento